MORATTI INTER - Proprio ieri, 18 febbraio, Massimo Moratti ha festeggiato il 25esimo anniversario del suo insediamento come Presidente dell'Inter. Intervenuto negli studi di TeleLombardia nell'ambito della trasmissione "Apericalcio", il primo artefice del Triplete ha ricordato la sua esperienza nerazzurra. Raccontando aneddoti e parlando anche dell'Inter del presente. Ecco le sue parole.
"Di quei giorni ricordo oggi la cortesia di Pellegrini che prima della partita col Brescia mi portò negli spogliatoi e mi presentò alla squadra, con i volti un po’ straniti e sorpresi dei giocatori di fronte a un cambiamento così importante. La cosa bella è che poi vincemmo e fu un bell'esordio per tutti".
"Recoba il più amato. Il Fenomeno rimane ovviamente indimenticabile, il più forte di tutti, quello che ci fece conoscere veramente in ogni parte del mondo. Ma anche Baggio, interista doc, è stato un grandissimo. Ricordo la sua classe, la sua eleganza, la sua disponibilità. Indimenticabile le partite contro il Real in Champions e lo spareggio europeo a Verona contro il Parma: le vinse da solo, in pratica. Era una delizia vederlo giocare".
"Il rimpianto è Pirlo, che io volli e presi perché avevo capito quanto fosse forte: peccato che nessun allenatore seppe trovargli una posizione in campo e farlo giocare e così fui costretto a venderlo vedendo la tristezza sul suo volto".
"Fu tutto utile per arrivare a quel punto, tutto è servito per creare le condizioni per trionfare, anche le disavventure dovute al fatto di dover fronteggiare una Juve che si comportava come si comportava e lottare contro un muro che sembrava incrollabile. Poi riuscimmo a sfondarlo e trovare così quelle soddisfazioni in cui avevo sempre creduto ma che a un certo punto parevano impossibili".
"La sconfitta dell’Olimpico può essere una lezione per ripartire più carichi. La squadra c’è e soprattutto c’è l’allenatore. Eriksen? A giocatori così devi creare il tipo di gioco più appropriato e a quel punto sono loro che ti fanno vincere. Farlo a metà stagione non è facile, ma…".