INTER VAR SERIE A - Fino a ieri le maggiori preoccupazioni in casa nerazzurra riguardavano la scarsa tenuta difensiva e la rosa decimata dal Covid-19: la vittoria di ieri a Marassi, accompagnata dal primo clean sheet stagionale, ha almeno temporaneamente fatto tirare un sospiro di sollievo sul primo argomento. Col tempo, questione di giorni ormai, anche le pregresse postività da Covid-19 verranno smaltite. Quale nuovo problema potrebbe allora affacciarsi all'orizzonte? Semplice: il rapporto con gli arbitri e nello specifico il modo in cui (non) viene utilizzato il VAR nelle partite dei nerazzurri. Il fatto che molti episodi controversi non abbiano pesato sul risultato non deve ingannare: iniziano ad essere infatti diversi gli errori - o comunque le interpretazioni singolari del regolamento, ndr - a danno dei nerazzurri. Facciamo un piccolo excursus cronologico.
Solo nella giornata di ieri ci sono stati almeno due episodi dubbi che hanno coinvolto i giocatori nerazzurri: entrambi non sono stati ritenuti meritevoli di un'analisi più approfondita in sala VAR. Tantomeno utilizzando lo strumento dell'Home Field Review. Parliamo del possibile rigore su Romelu Lukaku e del chiaro fallo di mani di Ghiglione ad intercettare un cross di Perisic. Nulla di clamoroso se non fossero solamente gli ultimi di una serie di errori che iniziano ad essere tanti. Solamente contro il Benevento abbiamo infatti registrato il gol annullato a Lukaku, il mani su tiro di Barella e la spinta su Sensi. Anche in terra campana gli episodi non hanno condizionato il risultato, dato che l'Inter ha vinto. Dopo pochi giorni però, c'è stato il derby col Milan: e qui l'arbitro ha avuto il suo peso...
Nella stracittadina milanese è parso evidente ai più che l'ivoriano Franck Kessié, centrocampista rossonero, fosse meritevole dell'espulsione per doppio giallo. Nessuna decisione in tal senso e nessuna controprova al VAR anche qui, però. La critica ha puntato il dito su Kolarov e sulle scelte di Conte, magari anche giustamente, ma quasi nessuno ha affermato che magari la partita sarebbe potuta finire diversamente se Kessié avesse lasciato anzitempo il match. E la società? Come si pone in tutto questo? Finora la linea scelta è quella del silenzio, del low profile istituzionale. Un atteggiamento certamente apprezzabile dal punto di vista mediatico (nessuna polemica, nessun alibi per i tifosi), ma forse controproducente. Almeno a detta dei più maliziosi. La cultura degli alibi non appartiene a questa dirigenza. La quale però forse dovrebbe iniziare a farsi sentire...