GOSENS INTERVISTA INTER INFORTUNIO - Queste le parole di Robin Gosens, intervistato da Outpump sul suo arrivo all'Inter, sul suo infortunio e sulla concorrenza con Ivan Perisic.
"Devo dire onestamente che è stato il periodo più difficile della mia carriera, perché non giocare per più di quattro mesi, quindi non fare contemporaneamente il tuo lavoro e ciò che ti diverte di più nella vita, è stata una sfida. Il primo periodo non è stato la cosa peggiore, perché tre giorni dopo è nato il mio primo figlio, quindi è stato anche il momento giusto per staccare un attimo. Con gli anni poi ho capito che questi passaggi, gli infortuni, fanno parte del gioco, non sono un qualcosa che capita, ma sono parte del percorso, del tuo lavoro. Così mi sono sempre detto, e anche questo fa parte del percorso psicologico, che se mi fossi preparato all’eventualità di qualcosa di negativo, quando sarebbe successo sarei riuscito a smorzare la gravità del tutto, sarei riuscito a gestirla al meglio. La ricaduta è stato però il momento peggiore, dopo due mesi ero quasi pronto, ero vicinissimo alla prima convocazione, così ho avuto quattro o cinque giorni davvero difficili, anche a casa non ho voluto parlare con nessuno. È umano. Se qualcosa che ami, proprio mentre si sta per concretizzare, ti scivola via dalle dita, diventa difficile. Però con il supporto del mental training, ho provato a superare questo momento e fortunatamente adesso è passato".
"Solo le sfide difficili ti portano a un livello superiore. Se tu affronti sempre e solo le sfide facili non cresci mai come calciatore, ma soprattutto non cresci mai come persona. Ho sempre ringraziato di avere un mindset che mi porta a sfidarmi con i campioni, a scegliere la strada più difficile, così che io possa crescere. Poi è anche vero che queste possibilità nella carriera non vengono fuori tutti gli anni, giocare per una delle squadre più importanti del mondo in uno dei momenti personalmente più difficili è stato interessante. Sapevo che l’inizio non sarebbe stato facile, che avrei visto i miei compagni da fuori per lungo tempo, però faceva parte della sfida. Sapevo che Ivan sarebbe stato un compagno con tantissima qualità, ma se sai che giochi sempre e non ti devi impegnare per giocare, secondo me non ti fa molto bene. Io ora non devo dare solo il 100%, per meritare il posto, ma molto di più".