ZANETTI INTER INTERVISTA - Il vicepresidente dell'Inter Javier Zanetti, in una lunga intervista ai microfoni di Marca, ha toccato diversi argomenti inerenti al mondo nerazzurro.
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"Sarà un'avversaria difficile da battere".
"È un grande orgoglio che mi venga riconosciuto quello che si può fare fuori dal campo. Credo sia un premio prestigioso, con più di 25 anni di storia, vinto da grandi dello sport. Sono orgoglioso”.
"Quando ho finito il mio percorso da calciatore, ho capito subito di dovermi preparare per la carriera da vicepresidente dell'Inter. Ho iniziato a studiare all'Università di Bucoli, lì è cominciata la formazione per diventare vicepresidente dell'Inter. Ciò che più mi interessava è che non tutto si riferisce alla parte sportiva, io posso essere un leader con una visione a 360º. Oggi mi sento rispettato dalla UEFA, dalla Conmebol; faccio molte cose per l'Inter anche al di fuori dell'ambito sportivo, questo per me ha grande valore”.
"Siamo contenti: sono partiti giocatori importanti, che dobbiamo ringraziare per ciò che hanno fatto difendendo la maglia nerazzurra, e sono arrivati nuovi calciatori con tanta voglia di poter fare cose importanti con il nostro club. Abbiamo cominciato il campionato vincendo tutte e tre le gare, dimostrando di essere ancora competitivi”.
“Sarà complicato, ma non manca la voglia di riprovarci. Nel calcio tutto è possibile, ma dobbiamo guardare passo dopo passo. Per prima cosa bisogna superare il girone, che è molto importante”.
“Di Bielsa mi resta l'abilità di tirare fuori il meglio e rendere la sua squadra difficile da affrontare, la sua umiltà e la capacità di risvegliare in ogni calciatore lo spirito di cui parla, e il suo modo di lavorare. Di Mourinho mi è rimasta la capacità di convincere un gruppo di poter fare cose importanti; anche se vincere il campionato era l’obiettivo, potevamo fare un altro passo, ovvero vincere la Champions, e ci siamo riusciti. Parliamo di un tecnico qualificato e di grande personalità”.
“Conferma che Inzaghi sta facendo un ottimo lavoro. Con serenità e personalità ha continuato ad avere fiducia in ciò che faceva; ciò gli viene riconosciuto con quella continuità che si è conquistato e che merita”.
“Difficile giudicare, sono decisioni personali che si prendono, entrano in gioco molte cose. Nella mia carriera ho affrontato situazioni di questo tipo, in cui avrei potuto lasciare l'Inter per altri club importanti. Nel mio caso, però, la decisione finale pendeva sempre verso il club per come mi sentivo, nei valori e nelle persone; questo è più importante di qualsiasi numero. Ma ciò non vuol dire che andare in Arabia sia la scelta peggiore: sono decisioni personali".
“Non sono andato a Madrid per ciò che ho detto prima. L'Inter attraversava un momento complicato, non potevo andarmene senza lasciare il segno. Volevo essere protagonista e, sin dal mio arrivo in Italia, mi sono identificato nei valori del club. Questo ha sempre prevalso, così ho trascorso tutta la mia carriera all’Inter”.
"Quando sei in campo corri e provi a cambiare tu stesso il risultato, mentre essere in tribuna è difficile. Giocare il derby è particolare, una situazione unica, una sfida che tutti vogliono disputare, sentita moltissimo in tutta Milano. Quando abbiamo perso nel 2003 è stata molto dura, abbiamo pareggiato entrambe le gare e, per la regola dei gol in trasferta, siamo stati eliminati. L'anno scorso è stato diverso: abbiamo vinto entrambe le partite e credo che siamo arrivati meritatamente in finale”.
“Sono stato io a trovarlo, oggi è il capitano dell'Inter e il fatto che si senta identificato con l'istituzione mi fa piacere. Trasmette tutto ciò che significa un'istituzione come l'Inter. È un attaccante che migliora ogni anno. Spero che il futuro gli regali cose ancora più importanti”.
"Io sono dell'idea che quando sei in un grande club come l'Inter è normale avere grandi giocatori, ed è normale che altre squadre importanti li vogliano acquistare. Poi ci sono tanti fattori che fanno sì che il calciatore resti o parta”.
“Ci interessava che Lukaku restasse con noi. Poi sono successe cose che non ci aspettavamo e abbiamo deciso di uscire dalla trattativa. Ora ora è un calciatore di un altro club, fa parte del passato e come società guardiamo al futuro”.
“È stato incredibile. Volevo vincere la Champions in uno stadio storico. Quel giorno festeggiai 700 presenze con l'Inter. Era da 45 anni che l'Inter non raggiungeva una finale di Champions, e io ho avuto l'onore di esserne il capitano e il responsabile del sollevamento della coppa. Portare la Champions a Milano è stato unico. Il Bernabéu sarà sempre emblematico per me: sarà uno degli stadi migliori al mondo”.
“La vedo equilibrata, tutte le squadre che hanno l'obiettivo di vincere lo Scudetto si sono rinforzate molto bene. Vedo una Serie A molto equilibrata”.
“Mi sono sentito parte del gruppo. Ho avuto la fortuna di trascorrere l’intero Mondiale con la famiglia, è stata un’emozione unica. Quando abbiamo visto Messi alzare la coppa è stata una liberazione. L'Argentina inseguiva la Coppa del Mondo da tanto tempo. Mi sono sentito orgoglioso di questi ragazzi, ci hanno finalmente resi campioni del mondo”.
“Il Manchester City ha una rosa completa, essendo l’ultimo campione ci riproverà. Ma non escludo le grandi squadre spagnole; sono competizioni che conoscono bene, hanno la tradizione della Champions League”.
“Ciò che ci interessa è che l'Inter si sia guadagnata rispetto e resti competitiva, spero che questo ci porti più in alto possibile. Ripetere una finale è complicato, ma bisogna provarci”.
“È una rivale che dobbiamo rispettare. Il calcio spagnolo è molto competitivo, affrontare le squadre spagnole è difficile. Penso che il girone sia equilibrato”.