RUFFINI INTER MONCLER - Da un nerazzurro partner del club dell’Inter e AD di Moncler non ci si poteva aspettare altro. Remo Ruffini, per i 70 anni dell’azienda, ha infatti scelto di festeggiare insieme al club meneghino, lanciando una speciale linea dedicata all’Inter. In merito alla società e alla nuova collezione, Ruffini ha parlato in un’intervista con La Gazzetta dello Sport, di cui segue un estratto.
“Una passione enorme fino a 25 anni, poi ho avuto meno tempo. Sono legato al ricordo di Altobelli e Rummenigge: molti dei calciatori di quegli anni abitavano nella mia zona, vicino al lago di Como. Li beccavo in un ristorante che era un vero covo di interisti”.
“Per aver rilevanza nel mondo digitale devi fare esperienze fisiche importanti, come questa: sarà bello vedere arrivare i giocatori con questo capo. L’ho disegnato direttamente io ed è stato un ritorno alle passioni giovanili: ho ripensato alla voce di Ciotti e Ameri in radio e a me 18enne con la portiera aperta per ascoltare l’Inter”.
“E Io torno allo stadio dopo il derby della doppietta di Giroud. Speriamo che questo evento faccia dimenticare i brutti ricordi dello scudetto perso e aiuti a superare anche la sconfitta con la Juve”.
IL COMUNICATO DELLA COLLABORAZIONE TRA INTER E MONCLER
“Ci siamo conosciuti a un nostro evento, aveva addosso un Moncler di due anni prima: amava già allora il marchio!Col tempo è nato un rapporto più di collaborazione e amicizia che sponsorizzazione: noi stiamo ai confini del campo, sentiamo il profumo dell’erba senza entrarci. Anche quello di Steven è un incrocio di culture, non certo facile. Lui è curioso, appassionato di moda e di Italia, ma arriva da un altro mondo. È entrato in un settore difficile ed è stato bravo a vincere. Adare valore””.
“Mi limito a dire che ha fatto un ottimo lavoro. Se rimarrà a lungo, non si può che essere contenti: a parte qualche sconfitta quest’anno, i risultati sono evidenti”.
“È un uomo elegante, gli piace molto il bel gioco. In fondo, ogni azienda ha sempre due strade: o vendere in qualunque modo o provare a farlo facendo divertire il consumatore. Certo, poi tutti dobbiamo portare i risultati agli investitori, ma a me piace chi insegue il bello. Mi piace una squadra con giocatori profondamente interisti, come Dimarco, Bastoni e Barella: rappresentano al meglio la “marca” Inter, l'identità profonda. Quel senso di famiglia che fa la differenza in un’azienda”.