Moratti, quanti aneddoti sul Triplete! Poi si concede una battuta: "Via Lautaro? Se arriva Messi ci sto..."

6 Maggio 2020
- Di
Redazione NR
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Tempo di lettura: 2 minuti

INTER MORATTI TRIPLETE - Massimo Moratti, il leggendario Presidente del Triplete nerazzurro, si è concesso in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport. L'ovviamente principe (visto che siamo in tema di Triplete...) è stato ovviamente il magico 2010 nerazzurro. Ma Moratti si è concesso qualche excursus anche sulla situazione dell'Inter attuale. Ecco le sue parole.

Moratti e il primo trofeo del 2010

Il primo trofeo dell'Inter fu quella Coppa Italia vinta contro la Roma il 5 maggio. Moratti torna sul trionfo dell'Olimpico: "Niente viene esorcizzato nel calcio, quel 5 maggio resta. Anche se Milito poi lo rese meno amaro. Io però nel dubbio per scaramanzia quel giorno a Roma non andai…. Gettammo le basi per il resto. Vincendo peraltro la sfida più dura delle tre, soffrendo in puro stile Inter. La Roma era la rivale storica di quegli anni e ci teneva a superarci. Servì una prodezza da fuori, un gol non da Milito".

Lo Scudetto dell'Inter, vinto a Siena

"Altra battaglia, ma diversa. L’avversario era meno forte della Roma ma giocò con una determinazione feroce. Poi Zanetti decise che bisognava riscrivere la storia, ne dribblò un po’ e servì un pallone d’oro a Milito. Fu festa vera anche in spogliatoio. Lo scudetto ci preparò al meglio per la Champions. Ricordo il rientro in auto a Milano: una lunga onda nerazzurra, i tifosi che mi affiancavano anche per farmi gli auguri di compleanno. Bellissimo!".

Sulla finale di Champions, che consegnò il Triplete all'Inter

"Fu paradossalmente la meno difficile. Avevamo sofferto abbastanza a Barcellona. Emotivamente, la Champions l’abbiamo vinta al Camp Nou. La partita più drammatica della mia vita. Giocata quasi interamente in 10 per l’espulsione ingiusta di Thiago Motta. Vedere Eto’o sacrificarsi in fascia rincorrendo chiunque fu un segnale forte. Lì capimmo che il destino era dalla nostra parte, che potevamo superare ogni ostacolo. L’immagine più bella? Sembrerà strano, ma è un’immagine vista dopo in tv. Una ragazza coi capelli corti e la maglia nerazzurra che piange a dirotto. L’emblema della felicità regalata a tanta gente. Poi il primo gol di Milito, per l’importanza e la bellezza, quell’esitazione con cui fece perdere il tempo a portiere e difensore. Diego era così, classe purissima: anche i suoi silenzi erano delle lezioni".

Moratti sull'addio di Mourinho all'Inter

"Ero preparato. Fu comunque doloroso, ma ricordo che quando ci abbracciammo in campo gli dissi che a quel punto poteva fare quello che voleva. Fu lì che lui iniziò a piangere. Se ne avevamo parlato? Mai! Non volevo rompere l’incantesimo. Però ci scambiammo qualche sguardo che valeva più di tante parole. Ci siamo rivisti due sere dopo. Venne a cena a casa mia, con la Coppa a centro tavola. Quante risate!"

Moratti e il caso Milito

"Quella sera commisi l’errore di non dire che era da Pallone d’oro. Forse Diego non si sentì abbastanza apprezzato. Ma non diedi peso alle sue frasi. Se andava venduto? Mi viene ancora da ridere. Era al top e se non si fosse infortunato si sarebbe ripetuto l’anno dopo. Se hai una squadra così forte e non hai bisogno di soldi, perché dovresti cambiarla? La verità è che sbagliai la scelta dell’allenatore. Benitez era bravissimo, ma non era la persona giusta. Avrei dovuto prendere subito Leo, non a Natale".

L'Inter di oggi, il caso Lautaro e quel sogno chiamato...

"Il campionato lo fermerei qua. Meglio preparare la prossima stagione. Ma ci sta che uno come Lotito parli da tifoso. Lautaro può andar via? Se arriva Messi, ci sto. E se Leo è impossibile, al posto del Toro vorrei Dybala».

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