MORATTI INTER INTERVISTA - L'ex presidente dell'Inter, Massimo Moratti, ha parlato a Radio Serie A, facendo il punto sullo stato di forma dei nerazzurri. Intervistato da Alessandro Alciato, l'ex patron ha parlato del presente, ma anche del suo recente futuro.
"Oggi sono sempre lo stesso, con tutti gli interessi principali della mia vita nella mia attività: non c'è più l'adrenalina e l'amore per l'Inter, una cosa che sentivo come dovere ma soprattutto come passione. Sono preso dalle altre attività e dalla famiglia. Penso ancora all'Inter, ma sono due modi diversi di viverla: quando sei presidente e non. Prima sei responsabile e sei preso dal senso del dovere e dalla passione e non molli, quando sei tifoso puoi arrabbiarti con la società e i giocatori e vivere diversamente. L'Inter è molto importante per la mia vita: chi si riferisce a noi, pensa all'Inter. Con chiunque io parli, si parla anche dell'Inter. Sembra strano ma era più facile prima: era naturale, mi sentivo in un ambito mio. Adesso mi sento qualcuno a cui è capitata una meravigliosa avventura, ma è alle spalle: è meno facile giustificare la passione".
"C'è sempre stata, noi volevamo bene all'Inter. Mio papà era tanto tifoso, ci aveva trascinato tutti, è stato un grandissimo presidente. E' stato anche per me naturale quanto ho fatto".
"Nei calciatori cercavo soprattutto la classe. Poi preso Samuel ho capito che la classe era importante ma arrivato lui abbiamo aggiustato la squadra".
"Tantissimi. Tante volte è legato al non poter fare qualcosa, per cui Cantona sarebbe stato un cambio di marcia. Poi Pirlo al Milan piuttosto che allenatori che potevo trattare meglio o peggio a seconda. Ma tutto quello che fai è per il bene della società".
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"Non mi aspettavo fosse considerato così importante, invece lo è. Noi abbiamo vinto tutto in un mese. Solitamente uno dei tre, magari il campionato, potevo vincerlo prima. Si soffre fino alla fine, ma è stato una cosa fantastico. Preparato bene dai campionati di Mancini e poi Mourinho".
"Sì, me l'aspettavo e poi è adatto alla Roma. La società ha un grande potenziale, tutto da esprimere e lui inventa qualcosa ogni giorno".
"Non mi ha tolto nulla. Mi ha regalato emozioni e sorpresa. Come poteva inserirsi un giocatore, per esempio. Non ho mai considerato l'Inter un'azienda, sbagliando. L'ho sempre considerata un'attività fortunata da seguire e a cui dover dare il massimo della generosità. Uno non lo fa per scelta ma per carattere".
"Il povero Simoni mandato via dalla sera alla mattina. Poi Roberto Carlos ma era una cessione obbligata per il bilancio. Avrei dovuto difendere di più Pirlo".
"Chi me lo ha venduto mi disse che alla prima partita avrebbe fatto cadere lo stadio: e così è stato. Giocava bene: sapevi che avrebbe fatto qualcosa di diverso e potente. Un altro che sarebbe potuto essere così era Kanu, un grandissimo: ma gli allenatori, dopo il problema al cuore, avevano paura di farlo giocare".
"Molto intelligente, sveglio. Eccezionale. Non ha avuto fortuna perché avrebbe dovuto vincere tanto, ma si è fatto male. Era un allegro, sapeva anche adattare il momento della serietà".
"No, ogni tanto pensi che se fossi li faresti così: ma non tanto, quelli che ci sono sono bravi e va bene così. La cessione non è stata una ferita aperta, tutt'altro. È stato un passaggio di responsabilità dopo tanti anni, mi sembrava fosse il momento giusto".
"Fortissima in tutti i settori. Davanti, a metà campo. In porta si pensava fosse andato via il più bravo del momento e questo meno, invece è bravissimo. Poi coi cinque cambi puoi graduare bene la fatica. Lautaro ha il carattere del centravanti dell'Inter, fa gol bellissimi. E poi Thuram è interessante: è una sorpresa. Il centrocampo è fatto da giocatori bravissimi e seri. E Inzaghi è bravissimo. Low-profile e la squadra gioca benissimo: sa tenere il gruppo, io non lo conosco personalmente ma è proprio bravo. Poi è migliorato, è una dote non da poco".
"E' vero, lo avevo visto nell'Under 19 argentina. Questo ragazzo vinse la partita da solo. Mi aveva impressionato per il carattere e per la classe. C'erano giornalisti che mi chiedevano cosa pensassi, se volevo prendere Ronaldinho e io dissi che mi piaceva Messi. Lui lo seppe e si mise in contatto con noi, ma era stato curato e cresciuto dal Barcellona. Mi spiaceva. Però tutti gli anni mi mandava la sua maglietta tutti gli anni".
"Interviene la scaramanzia ma speriamo sia vicina. Sarebbe una continuità fantastica".