Lautaro si è preso l'Inter: dal Rancing alla fascia da capitano

5 Ottobre 2023
- Di
Redazione NR
Categorie:
Lautaro Martinez capitano inter
Tempo di lettura: 5 minuti

LAUTARO INTER - Arrivato a Milano ad appena ventuno anni, Lautaro Martinez è simbolo di questa Inter, squadra di cui, oltretutto, è anche capitano. Cresciuto, inizialmente, all'ombra di Mauro Icardi, il Toro da Bahia Blanca si è inserito sempre di più negli schemi della squadra diventando un elemento sempre più imprescindibile in campo.

L'arrivo a Milano

Non si sa se anche in questo caso sia stata la mano di Dio, come dicono a Napoli, o semplicemente il frutto di una serie di coincidenza, ma ciò che è certo è che un Diego ci ha messo lo zampino. Qui, però, non si parla del D10S, del Maradona tanto amato dai tifosi napoletani e dagli appassionati di calcio in generale; ma si parla di Diego Milito. Il principe della notte di Madrid fu uno dei primi, se non il primo, ad accorgersi del potenziale di questo ragazzo.

Entrambi, insieme al Rancing Club: uno verso la fine della carriera, l'altro appena agli inizi. Due generazioni che si sono incontrate e che, in un modo o nell'altro sono culminate in un fattore comune: l'Inter. Tutto ha avuto inizio da quel 1 novembre 2015 quando Martinez entra in campo per sostituire El Principe: da lì in poi la strada è stata tutta in discesa. L'ex numero 22 nerazzurro, anche grazie al supporto di Javier Zanetti, storico capitano e ora vicepresidente nerazzurro, è riuscito a strappare il toro dalle grinfie dell'Atletico Madrid, squadra con cui aveva già svolto le visite mediche, per portarlo a Milano, città che otto anni prima aveva festeggiato il Triplete proprio grazie a colui che stava portando in patria un nuovo beniamino lo stesso che, di lì a qualche anno, sarebbe diventato il fuoco di questa squadra.

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Dall'ombra di Mauro Icardi alla titolarità

Il 4 luglio del 2018, tramite un comunicato, l'Inter ufficializza l'acquisto a titolo definitivo di Lautaro Martinez, per una cifra pari a 25 milioni di euro. Sconosciuto ai più, l'argentino riesce ben presto a far breccia nel cuore dei tifosi: già nelle sue prime apparizioni dimostra di avere le capacità di potersi mettere in mostra in una piazza difficile come Milano e di non essere solo un: "ragazzo di provincia", c'è qualcosa nelle sue movenze e nel suo modo di stare in campo che lo differenzia da tutti gli altri. Questa sua duttilità sarà presto materia di discussione quando, nei primi mesi del 2019 - a seguito della bufera Mauro Icardi - verrà è chiamato a fare il titolare da Luciano Spalletti.

Seppur avesse poco più di 20 anni, reagirà bene a questo passaggio di testimone dimostrando di poter essere affidabile ed un elemento sul quale puntare. Fondamentale sarà il suo contributo per il raggiungimento del quarto posto a fine stagione con il conseguente ritorno in Champions League della squadra.

Con l'arrivo di Antonio Conte sulla panchina nerazzurra, nell'estate del 2019, Lautaro assumerà sempre più un ruolo centrale nello schema di gioco, tanto che arriverà quasi a triplicare i gol fatti nel suo primo anno in nerazzurro. Con il secondo posto in campionato e una finale europea disputata, l'argentino concluderà la sua seconda stagione con 21 reti in 49 partite, numeri irrisori se li paragoniamo a quelli attuali che designano il Toro come capocannoniere attualmente in carica con 9 gol segnati in campionato, 10 se vogliamo tener conto delle gare europee, in appena sette giornate disputate.

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Il compagno d'attacco: da Lukaku a Dzeko

Che Lautaro potesse diventare un fuoriclasse era, quasi, scontato, tanti nel mondo del calcio hanno visto quella luce in lui: Hernàn Crespo lo ha paragonato al Kun Aguero e Pochettino lo ha definito come uno dei migliori attaccanti del mondo. La definitiva consacrazione la riceverà, però, nel 2020, anno dello scudetto. Qui, dopo un anno di rodaggio, consoliderà maggiormente la coppia formata in attacco con Lukaku: i due si dimostreranno essere una vera e propria macchina da gol con la mano di Antonio Conte ben più che visibile.

Si può dire che Lautaro sia il frutto delle menti di tre allenatori:

  • Spalletti: colui che lo ha plasmato e lo ha accompagnato nei suoi primi passi all'interno del mondo del calcio ad alti livelli
  • Conte: colui che ha investito su di lui dandogli fin dal primo istante le chiavi dell'attacco, leggendo in lui le capacità tali da poter affiancare un giocatore con molta esperienza alle spalle come Lukaku
  • Inzaghi: colui che ha colto la sua versatilità e lo ha trasformato in un uomo tutto campo

Da Lukaku a Thuram ne è passata di acqua sotto i ponti. Negli ultimi due anni, al di là degli scoop di mercato, Lautaro ha diviso il campo con Dzeko: i due hanno superato ogni aspettativa diventando la coppia più prolifica, anche più di quella che era la LuLa. Con la sua esperienza e il suo modo di stare in campo come fosse ancora un ventenne, il bosniaco ha insegnato molto a Lautaro contribuendo a farlo diventare il giocatore che è oggi. Indimenticabile il loro accordo in campo: un qualcosa di spettacolare che ha regalato ad appassionati e tifosi diversi trofei.

La ThuLa

Morto un Papa se ne fa un altro, e così è stato. Dopo l'ennesima telenovela attorno al nome di Lukaku e dopo l'addio di Dzeko, che dopo due anni in cui ha dato anima e corpo è partito per una nuova avventura, al fianco di Lautaro Martinez è arrivato un nuovo calciatore. Marcus Thuram, pallino dell'Inter da diversi anni, nell'estate del 2023 è approdato a Milano ancora inconsapevole di ciò che, poche settimane più tardi, avrebbe creato in campo con il numero 10 al suo fianco.

I due in campo hanno un grande feeling: entrambi si dimostrano essere giocatori tutto campo e già sono iconiche le cavalcate del francese che dalla difesa, in quattro e quattr'otto, spinge lungo tutto il campo tenendo palla per servire l'argentino in area che subito manda in rete. Ancora è presto per dare giudizi ma i presupposti che la ThuLa ci ha regalato in questo avvio di campionato, non possono far altro che farci sperare in un'indigestione da gol che, si spera, possa durare fino a maggio, quando finirà il campionato.

La fascia da capitano

La storia di Lautaro Martinez all'Inter è il classico esempio di quel famoso detto: "Se vuoi, puoi". Sono stati tanti i club che, nel corso degli anni, si sono resi conto del suo talento ma, come dichiarato da lui stesso in più occasioni, fino a questo momento hanno sempre trovato la porta non chiusa ma blindata e serrata fino all'ultimo spiffero. L'argentino non è uno da false promesse, non parla mai al futuro ma sempre e solo al presente ed è anche questo indice di grande affidabilità e fiducia, elementi imprescindibili per un capitano.

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La carica che mette in campo, il senso del gruppo squadra, le generosità, sono solo alcune delle caratteristiche che gli hanno permesso di essere il prescelto del popolo interista. Il fatto che sia argentino, sicuramente, ha portato alcuni tifosi ad immaginarsi, o sperare, che la sua storia all'Inter possa essere come quella di Javier Zanetti ma, forse, per il momento è prematuro fare paragoni del genere. Ciò che è certo è che ora Lautaro si sente a casa, vuole Milano e vuole indossare ancora questi colori e chissà se quest'anno, anziché ad Istanbul, non riesca a portarci a Londra.

GIULIA LOGLISCI

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