La lettera di Milito ai tifosi: "Abbiamo lasciato un segno nella storia di questo club, la nostra Inter"

21 Maggio 2020
- Di
Redazione NR
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Tempo di lettura: 2 minuti

MILITO INTER - Non poteva mancare, alla vigilia del decimo anniversario della conquista della Champions League e del conseguente storico Triplete, la testimonianza di Diego Milito. L'ex bomber argentino ha messo il timbro in ciascuna delle tre partite decisive che regalarono i tre trofei alla squadra nerazzurra. El Principe ha affidato al sito ufficiale dell'Inter il suo cassetto dei ricordi relativo a quella magica stagione 2009-10. Ecco un estratto delle parole indirizzate al popolo nerazzurro: la parte in cui parla della Champions League.

Le parole di Milito sull'impresa dell'Inter in Champions

"Vincere la Champions League era il mio sogno, quello di tutti. Come i tifosi del Racing avevano aspettato 35 anni, così quelli dell’Inter attendevano da 45. Non è stata una vigilia diversa dalle altre, posso dire che ero tranquillo e concentrato, sapevo sarebbe stata dura ma eravamo convinti e decisi. Il rituale era il solito, con il mate in camera di Walter Samuel. Quella sera, per rilassarci ma allo stesso tempo motivarci, noi argentini abbiamo guardato “Iluminados por el Fuego”, un film sui nostri connazionali eroi della Guerra de Las Malvinas. Brividi. Poi tutti a dormire.

Milito, il racconto del primo gol a Madrid

La palla di Julio era lunga, l’ho scrutata, sono andato in contrasto con Demichelis, che era enorme. Anche qui, rivedo tutto, fotogramma per fotogramma. C’era Wesley pronto per il passaggio: sapevo che con lui la palla arrivava sempre. Così sono partito dritto, profondo. Ho fatto un bel controllo, ho visto arrivare Badstuber alla mia destra. Lì ho fatto una finta, noi la chiamiamo amague, e dopo un attimo correvo a esultare.

Il secondo gol del Principe

Per il secondo gol bisogna riavvolgere il nastro e tornare al 2001: Racing-Lanus 2-0, penultima giornata dell’Apertura. Erano 9 anni che pensavo a quell’azione: al Cilindro de Avellaneda punto il difensore, finta a uncino, rientro ma con la palla che mi rimane sul destro. Tiro quasi di esterno, traversa, Chatruc segna sulla ribattuta. A Madrid la mia finta su Van Buyten è stata identica a quella di quel giorno: sono stato solo più bravo a riuscire a tenere la palla alla distanza giusta per aprire il piatto sul secondo palo. In quel momento ho abbracciato idealmente i tifosi nerazzurri di tutto il mondo.

Ero felice, lo sono tutt’ora, se penso a quello che abbiamo fatto, tutti insieme. Al segno che abbiamo lasciato nella storia di questo club, la nostra Inter. E ve lo dico: mai, mai nella mia vita avevo visto uno stadio pieno di gente all’alba, alle sei del mattino. GiĂ  il ritorno da Barcellona era stato fantastico, con l’accoglienza all’aeroporto. Ma quella mattina San Siro è stato il posto piĂą magico del mondo: c’eravamo solo noi, c’era il popolo interista. Io ero stravolto. Ma ero stravolto di felicitĂ ".

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