Conte: "Auguro alla Danimarca di andare avanti, sarebbe il miglior regalo anche per Christian"

29 Giugno 2021
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Redazione NR
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INTERVISTA CONTE - Antonio Conte è intervenuto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport per parlare del cammino di Mancini in questi europei. Inoltre l'ex tecnico nerazzurro ha parlato anche dei suoi ex calciatori.

Conte su Belgio-Italia

Contro il Belgio ce la giochiamo alla pari, possiamo metterli in grande difficoltà, batterli ed andare avanti. Anticipato questo, riavvolgo il nastro per qualche valutazione generale su un evento, questo Europeo itinerante, che ha per tutti un significato non solo sportivo, ma di ripartenza e ritorno alla normalità dopo l’ultimo anno e mezzo di pandemia. La presenza del pubblico sugli spalti, in alcuni casi addirittura con stadi pieni serviva al calcio. So per esperienza diretta cosa vuol dire giocare in uno stadio vuoto, senza la presenza del pubblico e quanto sia più complicato tenere alte la tensione. Risentire il rumore di cori e boati, rivedere giocatori esultare sotto curve e tribune, ascoltare gli inni cantati da atleti e tifosi è impagabile".

Il problema Covid

Il Covid però non può essere ancora considerato soltanto un brutto un ricordo: non bisogna abbassare la guardia. La pandemia ha certamente condizionato molto la preparazione delle squadre e il livello del gioco di alcune grandi Nazionali che non sempre è stato esaltante lo dimostra. Rispetto al passato in questo torneo sembra che alcune Nazionali siano più selezioni di giocatori che squadre collaudate con una propria identità, fisionomia e dna. E questo perché ritengo sia stato molto più difficile per gli allenatori, a causa del Covid, lavorare nel profondo su sistemi, idee di gioco, meccanismi da mandare a memoria attraverso la loro costante ripetizione durante allenamenti e ritiri. Parecchi errori e gol subiti sembrano causati da limiti di lavoro tattico. C'è tanta gestione individuale da parte dei giocatori. Già un c.t. paga in generale dazio rispetto a un allenatore di club per il minor tempo a disposizione con il gruppo, nell’ultimo anno e mezzo questa difficoltà è stata ovviamente esasperata. Vale per tutti, ma c’è anche chi è riuscito ugualmente a costruire una squadra equilibrata nelle due fasi e a plasmare un collettivo giovane, ambizioso, unito. Sto parlando del nostro c.t. Mancini".

La vittoria con l'Austria

"Le vittorie nel girone hanno evidenziato una qualità di gioco che ci ha fatto subito ben sperare. La partita con l’Austria, una squadra attrezzata, ostica e fisica ci ha messo a dura prova. Siamo stati bravi a soffrire e compattarci in alcuni momenti di difficoltà. La fatica per raggiungere la vittoria può essere stata addirittura più utile rispetto a un successo facile, perché ha fatto capire a tutti quello che il gruppo azzurro sicuramente già sapeva. Non si può più sbagliare nulla. Ogni movimento con e senza palla, individuale e collettivo, ogni passaggio, pressione alta, diagonale, sovrapposizione, scalata, raddoppio, tackle, verticalizzazione, giro palla, diventa decisivo. Così come l’aspetto psicologico e l’atteggiamento: quell’indispensabile mix di grinta, concentrazione, voglia di aiutarsi, capacità di soffrire e non mollare".

Conte sulla situazione Eriksen-Danimarca

"La Danimarca merita un discorso a parte. Non è solo una questione tecnico-tattica: nel momento più drammatico, la lotta tra la vita e la morte in campo di Christian Eriksen, si è creata una alchimia, una straordinaria forza del gruppo che sta dando vita a una storia sportiva e umana che ha i contorni della favola. La Danimarca è diventata la squadra di tutti e sembra spinta da un vento leggero che la rende veloce, imprevedibile, fresca. Non so quanto ancora proseguirà il cammino, perché anche la favole a volte sbattono contro la realtà. Auguro loro di andare avanti: sarebbe il miglior regalo anche per Christian".

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