Lukaku: "All'Inter ho ritrovato me stesso. Conte è uno che non vuoi deludere"

24 Gennaio 2020
- Di
Arianna Botticelli
Categorie:
Tempo di lettura: 3 minuti

INTER LUKAKU INTERVISTA - Romelu Lukaku, dopo un anno difficile al Manchester United, sta vivendo una stagione da favola con la maglia dell'Inter. Merito anche di Antonio Conte e delle sue capacità di allenatore. Di questo e della sua nuova vita in nerazzurra, ha parlato l'attaccante belga ai microfoni di Sky Sport Uk.

Inter Lukaku e la sua rinascita

"All'Inter credo di aver ritrovato me stesso. Lo scorso anno è stato difficile per me dal punto di vista professionale, le cose non andavano come volevo e non rendevo al meglio. Ho dovuto capire cosa non andasse e sono arrivato alla conclusione che era giunto il momento per me di cambiare aria. Ho preso questa decisione verso marzo, sono andato nell’ufficio dell'allenatore e gli ho detto che era l'ora per me di cercare qualcosa di diverso. Non stavo rendendo e non stavo giocando. Era meglio per entrambi separarsi e prendere strade diverse. Credo di aver preso la decisione giusta. Lo United ha fatto spazio a giocatori più giovani, credo che sia stata una vittoria per tutti".

Su Conte

"È sul pezzo ogni giorno. E questo è positivo. Ricordo nella prima sessione d’allenamento qui, non ero abituato a quel tipo di lavoro. Parliamo di Premier League come il campionato fisicamente più duro, ma gli allenamenti che facciamo all'Inter... nessuno si allena così duramente come noi. Arrivi veramente al top della forma. Ricordo le prime due settimane in cui ero arrivato, ho parlato al mio agente e gli ho detto: "Sto faticando un sacco in allenamento perché non ho mai fatto questo tipo di lavoro". Conte è sempre lì a bordo campo a incoraggiare ogni giocatore a lavorare. Quando mi guardo attorno, non c’è nessuno che si lamenta, tutti stanno facendo il loro meglio. Per me era qualcosa di speciale perché spesso gli allenatori sono a bordo campo a scherzare perché non ce la fai. Ma lui è lì sulla linea laterale che ti chiede sempre di più, ti incita a dare di più. È molto più dura di come può sembrare, ma nessun giocatore molla perché il mister ti dà la forza per andare avanti. Questo si vede nell’intensità che abbiamo in campo. Siamo la squadra che corre di più, creiamo tante occasioni e abbiamo una grande difesa perché non molliamo mai fino alla fine. È bellissimo da vedere e per me è come se finalmente tutto il mio potenziale venisse fuori".

Conte non è da deludere

"Conte è un allenatore che non vuoi deludere. Ti dice in faccia se stai facendo bene o se stai sbagliando. Ricordo contro lo Slavia Praga quando ho giocato davvero male e lui me lo ha detto in faccia, davanti a tutta la squadra. Non mi era mai capitano nella mia carriera, mai. Mi diceva che stavo facendo schifo e che mi avrebbe tolto dopo 5 minuti se fossi andato avanti così. Sono queste piccole cose. E dopo abbiamo giocato il derby col Milan e ho giocato una delle gare migliori della stagione. Ha rafforzato la fiducia, ma allo stesso tempo mi ha svegliato. Fa così con tutti, non gliene frega chi tu sia. Tutti sono uguali. Se ti alleni duramente, lavori duramente allora giochi. Se non fai quello che dice, non giochi. Sai cosa devi fare e questa è la cosa che rispetto di lui".

Sul razzismo

"Credo che l’ultimo sia stato un anno triste per il mondo in generale, sono capitati tanti eventi non necessari, specialmente nel calcio dove sto guardando attentamente quello che succede. Quest’anno dobbiamo fare meglio e prendere posizione. Dobbiamo educare le persone. L’educazione è la chiave, sono fortunato a essere andato a scuola dove c’erano 50 diverse nazionalità. Non ho mai discriminato nessuno, religione, sesso, razza, non importa per me. Se mi vai a genio, io vado a genio a te. Questa è una lezione che insegnerò a mio figlio: nessuno è diverso, tutti siamo uguali. Bisogna solamente rispettare le altre persone. Se a una persona non piaci, basta non parlargli. Ma se è gentile con te, allora puoi frequentarlo. L’Italia è un bel paese dove vivere. C’è la possibilità di avere un grande campionato, come era abituata prima, ma dobbiamo lavorare insieme per tenere queste persone ignoranti fuori dagli stadi. È successo anche in Olanda, quando guardai una partita di seconda divisione. Ho parlato al ragazzo che ha subito il fatto, quando hanno fermato il gioco per un minuto. Gli ho detto che aveva fatto bene ad andare fuori dal campo e a evidenziare il fatto di queste persone ignoranti. Non credo che dobbiamo lasciar fare alle federazioni. L’Olanda ha fatto un grande lavoro, hanno fatto un fantastico lavoro con i loro giocatori. Spesso in altre nazioni, dobbiamo prendere posizione noi giocatori".

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