Esposito: "Mio padre mi dà consigli ma non mi mette pressione. Con Lukaku grande rapporto, lui già mi conosceva..."

20 Gennaio 2020
- Di
Redazione NR
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Tempo di lettura: 2 minuti

INTER ESPOSITO - Sebastiano Esposito, una delle stelle più luminose del panorama calcistico giovanile italiano risorsa dell'Inter per il futuro, ha rilasciato una lunga intervista a DAZN. Tanti i temi trattati: dalle prime emozioni sul campo da gioco, agli abbracci con la madre, al rapporto col padre e...al rapporto con Romelu Lukaku. Ecco le sue parole.

Esposito, il ricordo dei primi gol nell'Inter

"Avevo 12 anni, il mio primo torneo con l'Inter: la partita finì 2-1 con doppietta mia. Il gol lo dedicai a mia mamma, lo faccio spesso. La mamma è importante. Quando ero piccolo sapevo di dover crescere in fretta, non ero un bambino come gli altri: giocare nell'Inter non è da tutti, dovevo sacrificarmi ma avevo anche grandi soddisfazioni".

Sui suoi tatuaggi e sul rapporto col padre

"Ho una frase di D'Annunzio, sono avanti. Essere figlio di un calciatore non ha creato pressioni, mio padre ha fatto di più da allenatore. Lui ha vissuto il calcio e non mi ha mai creato pressioni. E’ sempre stato fuori. E anche oggi non mi dà pressioni, mi dà consigli solo al di fuori per la persona che devo essere".

Esposito e gli abbracci alla mamma

"L'abbraccio contro il Genoa è arrivato dopo. Loro erano stati invitati in SkyBox: dopo il primo gol di Lukaku ero sorpreso, mi sono chiesto cosa ci facessero lì. Non lo sapevo. All'esordio non li avevo fatti venire, poi le prime partite erano venuti e non entravo. Allora gli ho detto di non venire che magari succede qualcosa. Mi hanno ascoltato e ho esordito. Vivo in convitto, li vedo molto poco".

Esposito su San Siro e sui tifosi dell'Inter

"San Siro l'ho visto prima dall'altra parte, poi dalla mia: cambia tutto. L'atmosfera? Non puoi stare in silenzio in campo, senti un tifo e una pressione straordinaria, e torni a casa con un bagaglio di emozioni incredibile. E’ difficile da spiegare, è una cosa straordinaria che un 17enne sogna. A lungo andare deve passarti: non bisogna farsi trasportare dalla tensione. I tifosi mi vogliono coccolare. Prima del rigore contro il Genoa li ho sentiti, ho pensato <magari Lukaku mi dà il pallone>. Se non ci fossero stati tre elementi, Lukaku che mi dà la palla, io che la prendo e San Siro che me lo consegna, non l'avrei mai battuto".

Sul rapporto con Lukaku

"Parliamo italiano, l'ha subito imparato: è da apprezzare. Lui mi ha aiutato sempre, mi ha stupito il fatto che mi conoscesse già, non sapevo come: poi parlando mi ha detto che aveva guardato gli europei Under 17. Mi ha preso sotto la sua custodia nello spogliatoio, è nato subito questo rapporto dalle prime amichevoli".

Su Conte, suo allenatore all'Inter

"Gli do del lei, è bravo ad alternare bastone e carota: da fuori può sembrare sia tutto bastone, ma non è così. Sa i momenti in cui deve dare stimoli e altri in cui darti una svegliata".

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