Coronavirus Sampdoria, le parole di Ranieri: "Italia in guerra. La ripresa del campionato? O tutti, o nessuno"

5 Aprile 2020
- Di
Redazione NR
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Tempo di lettura: 2 minuti

RANIERI CORONAVIRUS SAMPDORIA SERIE A – Queste le parole di Claudio Ranieri, allenatore della Sampdoria, rilasciate in un’intervista a La Repubblica sull’emergenza Coronavirus in Italia e sul futuro della Serie A.

Sampdoria, Ranieri sulla ripresa della Serie A

"Pronti a riprendere il campionato? Calma. Il governo può dire ricominciamo o no, ma spetta ai medici deciderlo. Si è capito che questo virus può dare complicazioni al cuore: prima di tornare ad allenarsi, vale per la Sampdoria e per tutte le squadre, è dovere dei medici ridare ad ogni atleta l’idoneità completa. Non solo una visita generale, ma approfonditi controlli cardiaci. Con la salute non si scherza. Giudico la realtà: l’Italia è sommersa come se fossimo in guerra. Gli ospedali delle grandi città in ginocchio: pensi quelli di provincia o se il dramma del Nord fosse capitato al Sud, con strutture meno idonee e ricettive. Senza contare che le trasferte sono viaggi e in Italia non ci sono più zone franche. Quando luoghi e alberghi saranno sicuri? Si parla di gare in campo neutro, escludendo qualche regione. Non sono d’accordo: o si riprende tutti o nessuno".

Tornare in campo dopo l’emergenza Coronavirus: lo scenario secondo l’allenatore blucerchiato

"Io sono cresciuto con il pallone, frequento questo mondo da 50 anni. Mai direi no ad una partita. Ma in un’emergenza come questa bisogna essere seri. Non entro nella polemica, dico cosa dobbiamo aspettarci dalla ripresa: chi è stato colpito dal virus, durante i primi allenamenti si sentirà fiacco. Come ha detto il mio presidente Ferrero un giocatore non è una macchina che si spegne e si riaccende, prima di tornare a giocare ci vorranno settimane di preparazione. Sarà peggio di un ritiro estivo perché c’è l’aggravante per chi è stato contagiato dalla malattia. E prima del campo, insisto: massima sicurezza. Poi dopo, il via libera. Starà all’allenatore e allo staff capire chi può reggere una gara e chi no. Tra l’altro si ipotizzano tre partite a settimana, tutte a pieno regime. Cosa già difficile prima che arrivasse il Coronavirus".

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