CORONAVIRUS MAROTTA- Ai tempi del Coronavirus, le società di Serie A navigano a vista per quello che riguarda la calendarizzazione degli allenamenti. Tra gli isolamenti domiciliari volontari e quelli imposti dai casi di positività di propri atleti o di giocatori contro i quali si è giocato recentemente, regna il caos sulla gestione dei tempi: quando si potrà riprendere la normale attività sportiva di gruppo? Basta scorrere le comunicazioni delle singole società per capire che siamo lontani dal registrare un'idea condivisa sull'argomento. In questa incertezza che prima di tutto è istituzionale, ovviamente non mancano le polemiche.
Sono di appena due giorni fa le raccomandazioni della FMSI a proposito della ripresa degli allenamenti tra i professionisti: prima del 3 aprile non ci si potrebbe, o dovrebbe, allenare in gruppo. La Lazio del Presidente Lotito la pensa però diversamente. E proprio ieri ha annunciato di voler riprendere gli allenamenti il prossimo lunedì. Una ripresa graduale con due obiettivi: azzerare i rischi, tutelando la salute dei calciatori e garantire un minimo sindacale di preparazione (anche individuale). Per evitare che lo stop di due mesi incida sul rendimento della squadra. Altre società hanno già sposato la linea adottata dalla società biancoceleste. Inter e Juventus, però, non ci stanno. Già qualche giorno fa Andrea Agnelli aveva accusato Lotito di pensare prima allo scudetto che alla salute dei propri giocatori. Ma la polemica che sta montando in queste ore riguarda più direttamente i nerazzurri. Che hanno fatto sentire la propria voce rispondendo ad un primo attacco sferrato dal presidente biancoceleste
Il Corriere dello Sport oggi in edicola riporta la querelle tra le due società. "Lotito ha attaccato Volpi, il dottore dell’Inter che perorava la causa portata avanti dalla federazione dei medici sportivi italiani (martedì con un comunicato ha chiesto la ripresa per tutte le squadre il 3 aprile). E Marotta, forte dell’appoggio dell’AIC, è sceso in campo a sua difesa sostenendo che senza una linea comune si mettono a rischio la salute degli atleti e la regolare ripresa del campionato". In tutto questo ci sono da registrare anche le parole di Gravina, il numero uno della FIGC, che non ha escluso l'idea di una decurtazione, ovviamente parziale, dello stipendio dei giocatori per far fronte alla situazione di emergenza anche economica che sta colpendo il Paese ed anche, di riflesso, il calcio.
