Bastoni: "Temevo di non essere all'altezza ma ora voglio vincere qui. Sogno di essere Capitano tra 10 anni..."

27 Marzo 2020
- Di
Redazione NR
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BASTONI INTER - Una delle note più liete della stagione 2019-20 in casa Inter si chiama Alessandro Bastoni. Unico italiano che la UEFA ha inserito tra i 50 giovani da seguire. Questo, ma non solo, è ovviamente grande motivo di orgoglio per il difensore nerazzurro. Che si è raccontato con un'intervista a La Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole.

Bastoni, le "paure" di inizio anno

"Conte mi chiamò prima di arrivare in ritiro. Mi tenne al telefono 15 minuti, mi disse “Di cosa ti preoccupi? Se sei all’Inter c’è un motivo, presto lo scoprirai. Sei qui perché ti ho voluto io”. Ero spaventato, avevo paura di non essere all’altezza del grande salto. Poi ho capito che non importava il cognome. E che i compagni erano tutti come me, con le mie stesse forze e le mie stesse debolezze".

Sul Coronavirus

"Ho tanti amici a Bergamo, sono fortunato, nessuno di loro è coinvolto direttamente. Il calcio si sarebbe dovuto fermare prima? Non saprei, di sicuro è una storia che fa pensare, da non prendere sottogamba. Tornare a giocare? Vorrei, è la mia e la nostra speranza, scendere in campo il prima possibile. Ma la priorità adesso è la salute di tutti. Virus? Non sono ossessionato, né ipocondriaco. Ma guai a sottovalutarlo. E aggiungo: quando si tornerà a giocare, lo si faccia col pubblico. Senza la gente il nostro sport è perdente".

Bastoni sugli Europei

"Sarei sciocco a dire che non ci faccio un pensiero, impossibile non farlo. L’Italia è la maglia di tutti, non ci sono tifosi, è il sogno di chiunque. E anche il mio".

Gli idoli di Bastoni

"I miei idoli? Thiago Silva e Samuel. Ecco, non sarebbe male diventare un mix tra quei due".

Sul suo futuro nell'Inter

"Tra 10 anni mi vedo ancora qui. Con qualche trofeo in bacheca. E magari Capitano".

Sulla possibile plusvalenza da parte dell'Inter

"Non me sono mai preoccupato. Sa come è andato il mio trasferimento all’Inter? Il mio procuratore, Tinti, mi convoca all’autogrill a Parma. Scendo dall’auto, inizia a parlare, mi fa ‘ti vuole l’Int…’. Non l’ho fatto neppure finire, ‘sì sì, andiamo’. Dei 31 milioni ho saputo dopo".

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