Vecino a tutto campo: "Lo Scudetto è stato un traguardo importante. L'infortunio? Momento difficile"

25 Maggio 2021
- Di
Redazione NR
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Tempo di lettura: 3 minuti

INTER VECINO INTERVISTA - Uno dei giocatori meno utiizzati da Conte nella stagione appena conclusa - anche per via di un infortunio difficile da curare di cui lo stesso protagonista ha parlato a lungo nell'intervista che vi riportiamo - è Matìas Vecino. Il centrocampista uruguagio ha rilasciato delle dichiarazioni all'interno del Podcast "Colpo di Testa". Ecco le sue parole.

L'intervista aVecino: sullo Scudetto con l'Inter

"Lo Scudetto ti dà soprattutto felicità. Arrivare ad un traguardo così importante che qui mancava da tanto tempo è sicuramente è una cosa bella. Peccato sia capitato nell'anno in cui negli stadi non ci sono i tifosi, non riesci a capire la dimensione di quello che hai ottenuto, però ci godiamo il momento".

Sul suo percorso da professionista

"La mia carriera? Ognuno ha sempre degli obiettivi e fare cose importanti. È chiaro che per arrivarci la strada era lunga. Io sono arrivato alla Fiorentina da sconosciuto, è stato difficile. Guardare indietro e vedere il cammino percorso mi dà grande soddisfazione. Sono uno che consiglia molto i ragazzi, qui all'Inter adesso c'è Satriano, vedi che ha la voglia di spaccare il mondo. Arrivare in un paese nuovo a 19 anni non è semplice. L'aspetto mentale è importante. Più si alza il livello e più l'aspetto mentale diventa importante. È bellissimo fare il calciatore, però c'è tanta pressione dall'esterno, dalla società e da te stesso perché vuoi sempre migliorare. Questo ti porta ansia e paura di non farcela".

Vecino e gli esempi di Zielinski e Godin

"Ci sono tanti giocatori che in certe piazze non riescono a mettere in mostra il loro potenziale. Uno fortissimo? C'è un giocatore devastante con cui abbiamo giocato insieme nell'Empoli, si nomina poco ma è di gran lunga uno dei migliori centrocampisti in Italia, Zielinski. Se ne parla poco perché ha un profilo più basso, ma potrebbe giocare in qualsiasi squadra del mondo. Godin? Quello che ha fatto quest'anno è un successo. Lasciare l'Inter e ritrovarsi a lottare per la salvezza non è facile. Io so quanto lui ha sofferto quest'anno, per lui era una situazione nuova. Lui è un esempio. Anche lo scorso anno che era qui con noi all'Inter, è stato fuori tante partite ma lo vedevi come si allenava e come si comportava, da campione. Al di là dei titoli, quello che resta è la persona".

Sul suo infortunio

"L'infortunio? È difficilissimo. Quest'anno è stato molto duro per me, avevo iniziato con dei problemi prima del lockdown. Poi siamo ripartiti a maggio che stavo peggio, si era creato un edema osseo. Ho provato a fare una terapia conservativa, sono andato a Barcellona diverse volte. Mi allenavo bene per diversi giorni, poi quando forzavo di più sentivo che non andava bene. Si doveva fare qualcosa, i dottori fanno di tutto per evitare l'operazione. Nel mio caso mi hanno suturato, poi è iniziato il recupero e due mesi dopo piano piano che andavo avanti il ginocchio si gonfiava. Non avevo dolore e niente, ma il fatto che si gonfiasse era chiaro che c'era qualcosa che non andava. Sono andato a Barcellona e mi hanno detto che dovevo operarmi di nuovo, avevano paura che ci fosse un'infezione. Poi il problema era uno dei punti che mi avevano dato. Dovevo ripartire di nuovo da zero e ho detto resto qua finché non riesco ad allenarmi e sono rimasto a Barcellona da settembre a dicembre. Psicologicamente è stato difficile, soprattutto la ricaduta".

L'intervista a Vecino: il ricordo dei gol pesanti

"I gol a Tottenham e Lazio? In quel momento non sento niente, sei dentro la partita, sei concentrato su quello che devi fare. Mi emoziono di più quando ho rivisto il gol, la telecronaca, i video dei tifosi. Quando sei dentro non riesci a capire esattamente quello che succede. Con lo stadio vuoto è molto diverso, c'è un clima molto più rilassato, da allenamento praticamente. Non c'è quella pressione lì che ti procura lo stadio pieno quando devi vincere o quando stai facendo male. È difficile giocare senza pubblico, io con l'infortunio sono stato tanto tempo fuori e adesso sto giocando qualche partita, si respira un ambiente diverso. Quando sbagli è importante dimenticare subito e ripartire. Quando fai bene invece ti dà più fiducia, soprattutto all'inizio della partita, rischi di più, il corpo ti fa sentire se stai bene. Già dal riscaldamento quando mi sento libero e sento che le gambe vanno forti, so che non avrò problemi. Invece quando arrivi da 3 partite consecutive magari ci metti un po' più di tempo per entrare in partita o parti piano per poi accelerare". 

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