THURAM INTER INTERVISTA - L'attaccante dell'Inter Marcus Thuram, in un'intervista ai microfoni di DAZN per la rubrica New Brothers, ha parlato di diverse tematiche legate alla sua carriera.
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"A 2-3 anni, quando ho iniziato a camminare. Mio padre mi ha trasmesso la passione, seppur inizialmente voleva che praticassi un altro sport. Per questo sono arrivato in una squadra a 8-9 anni, un po' in ritardo, visto che prima ho fatto nuoto e basket".
"Se l'ho sentito? Mai, per me è normale. Se non avessi fatto il calciatore, sarei diventato attore. Ho pensato di frequentare dei corsi di recitazione, ma si svolgevano di pomeriggio e avevo allenamento".
"Il basket. Non riesco a guardare tutte le gare, visto che si giocano in tarda sera".
"Attaccante esterno. Il mio primo tecnico e mio padre pensavano fosse meglio che facessi l'attaccante, ha funzionato".
"A Sochaux, la società che mi ha lanciato nel professionismo. Un giorno, a 13 anni, dimenticai le scarpe e presi in prestito quelle di mio padre. Giocai malissimo".
"L'ho incontrato molte volte, quando era a cena con mio padre o ad alcuni eventi. Da piccolo avevo una sua copertina, la portavo ovunque con me, volevo farlo anche a scuola. Mia madre non voleva, e mi disse: 'Dobbiamo darla a Ronaldo'. E gliel'abbiamo data realmente".
"L'infortunio del 2021 quando dovevo trasferirmi all'Inter. È stato difficile, ma la mia famiglia mi ha aiutato. La forza la trovi in te stesso, nel lavoro e nell'amore per il calcio. Mio padre mi ha dato l'insegnamento più importante: 'Non mollare mai'".
"Mio fratello in vacanza mi diceva che era più forte di me nella testa e nei muscoli. Per questo è rimasta quell'esultanza. Sono un suo grande tifoso".
"Sono ritardatario, ma rido tanto".
"Veloce, fisico e potente. E tecnico: veloce, tecnico e potente. Conta più il talento o la determinazione? La seconda: il talento senza di questa è niente".
"Quanto è importante? Molto, ti fa rendere bene anche in campo".