SHAKHTAR DONETSK-INTER - Imparare dai propri errori, farne tesoro: spesso la ricetta giusta se non per trionfare, quantomeno per non fallire di nuovo. Lo Shakhtar Donetsk che ha imposto lo 0-0 all'Inter in Champions League ha evidentemente corretto il tiro dopo il 5-0 patito lo scorso agosto nella semifinale di Europa League. E la squadra di Castro si è presentata a Kiev consapevole delle proprie qualità e degli errori da non commettere appunto. Il primo, fondamentale, quello di non perdere palloni nella propria metà campo, come si evidenzia sul sito ufficiale.
Lì, con un'aggressione scientifica, l'Inter aveva distrutto le certezze degli ucraini. Che allo Stadio Olimpico di Kiev hanno badato soprattutto a difendersi: due linee - difesa e centrocampo - strettissime, con la squadra in 30 metri pronta ad assorbire la proposta offensiva nerazzurra. L'Inter ha avuto così di fronte una doppia barriera, molto fitta, per tutto il match: aggirarla è stato l'obiettivo di quasi tutto il match. E soprattutto nel primo tempo la squadra di Conte ci è riuscita, con continuità di gioco e idee che hanno messo in difficoltà la retroguardia ucraina.
Le strategie che hanno funzionato sono state quelle di trovare gli esterni alle spalle dei terzini e di proporre inserimenti verticali di Barella e D'Ambrosio, che hanno spesso fatto perdere i riferimenti e le distanze alla linea difensiva dello Shakhtar. Lukaku e Lautaro hanno lavorato a fondo come sempre. Le statistiche assomigliano a quelle del match con il Genoa, con Handanovic praticamente mai chiamato in causa: il secondo clean sheet consecutivo racconta di 12 tiri a 4 per l'Inter, ma solo uno degli ucraini nello specchio nerazzurro. L'Inter ha macinato tanto gioco, con il 59% di possesso contro una squadra che fa del palleggio in velocità una delle sue armi. Le fasce sono state sollecitate come sempre in maniera costante: 19 i cross proposti dai nerazzurri (con Young e Hakimi molto coinvolti).
A dirigere le danze è stato Marcelo Brozovic, autentico faro di tutte le azioni nerazzurre: il croato ha giocato ben 116 palloni, disegnando 69 passaggi nella metà campo avversaria. Sono state le sue imbeccate verticali, spesso, ad attivare le punte o a dettare gli inserimenti dei compagni. Se all'Inter è mancato il gol, come detto non sono mancate le occasioni. La traversa colpita da Barella - con la solita prova generosissima - ancora trema, come anche quella di Romelu Lukaku. L'attaccante belga ha catalizzato diverse occasioni da gol: la punizione con cui ha costretto il portiere alla deviazione miracolosa sulla traversa appunto, ma anche il colpo di testa ravvicinato e l'occasione in cui è finito giù nell'area piccola. Lo sforzo generale dell'Inter è stato alto, il premio del gol e dei tre punti non è arrivato: ma mentalità, proposta di gioco e prestazione non sono mancate.