PAOLILLO INTER BENFICA INTERVISTA - I microfoni di Tuttomercatoweb hanno raccolto l’intervista di Ernesto Paolillo a poche ore dal fischio d’inizio di Inter Benfica. Queste le parole dell’ex amministratore delegato nerazzurro.
"Sarebbe molto importante, anzitutto aumentano i premi distribuiti dall'UEFA, per una società che è in deficit e che ha problemi finanziari sarebbe un'iniezione di liquidità importante, anche se non risolutiva, per superare il momento. A livello di brand, una semifinale è tanta roba".
"Mi lasci usare un termine: è incomprensibile che gli stessi giocatori che corrono e si sacrificano, giocando bene e passando bene la palla come è accaduto in coppa in tante partite, poi giocando in casa col Monza o a Salerno abbiano una mancanza di concentrazione così netta. Ci sono poche cose da dire: quando non uno, ma ben quattro attaccanti non segnano da mesi, il problema non sarà mica loro ma è di gioco. Non parliamo di uno, ma di tutti e quattro".
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"Assolutamente sì, perché prelude a tante entrate durante il prossimo anno nelle partite di Champions. E quindi permette alla proprietà ulteriori incassi. Bisogna assolutamente arrivare al quarto posto, dato che non si può pensare di vincere la Champions così facilmente: è quello che assicura le entrate di bilancio".
"Una premessa: non ho notizie da dare. Però, considerato il livello del debito e quello dei tanti d'interesse, non so quanto questo debito possa essere sostenibile a lungo per Zhang, considerato che per mille motivi non possono immettere altra liquidità".
"Io faccio veramente fatica a vedere un imprenditore italiano che metta per comprare la società una cifra che si aggira attorno al miliardo di euro. Dubito ci possa essere in Italia qualcuno che trascuri le proprie finanze a tal punto: potrebbe farlo solo un grande fondo, che ha un respiro più ampio. Ma dubito un singolo imprenditore".
"Mi sono fatto un'idea molto triste sulla burocrazia italiana, sulla volontà vera in Italia di puntare sul rilancio del calcio permettendo di lavorare sugli stadi. Non vale solo a Milano, ma ovunque: Firenze, Roma, Napoli, ovunque. Ci sono lungaggini assurde, si sta affondando il calcio: senza uno stadio di proprietà non c'è una società che possa andare avanti".