Moratti: "Serie A manipolata: dovevano vincere Juve o Milan"

29 Ottobre 2022
- di
Arianna Botticelli
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Massimo Moratti, l'ex presidente dell'Inter
Tempo di lettura: 2 minuti

MORATTI SERIE A MANIPOLATA - "Serie A manipolata". Così Massimo Moratti, ex presidente dell'Inter, ha riportato la polemica sul campionato che fu con un'intervista al Corriere dello Sera. Moratti, dopo aver individuato nei nerazzurri le vittime e in Juventus e Milan le favorite, ha parlato di attualità, di Zhang e del futuro della dirigenza del club meneghino.

Serie A manipolata: l'intervista Massimo Moratti

"La Serie A era manipolata; e noi eravamo vittime. Doveva vincere la Juventus; e se proprio non vinceva la Juve toccava al Milan. Una vergogna: perché la più grande forma di disonestà è imbrogliare sui sentimenti della gente".

Sulla famiglia Zhang e l'Inter

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"Gli Zhang, sia il padre sia il figlio, mi sono sempre parsi in buona fede. All’inizio mi chiedevano di parlare ai giocatori, di motivarli. Ma oggi reggere a lungo nel calcio è impossibile. Ogni anno le perdite raddoppiano o quasi: 50 milioni, 100 milioni, 150 milioni e via dicendo".

Sul futuro societario dell'Inter

"Forse arriverà un fondo americano. Ma attenti alla speculazione. Il calcio non è costruito per fare soldi. Gli americani vorrebbero trasformarlo in spettacolo. Show-business. Ma non so se in Italia sarà mai possibile".

Sul padre Angelo Moratti

"Com'era mio padre? Fantastico. Non ho mai ritrovato, in tutta la mia vita, un uomo al suo livello. E per tutta la mia vita ho tentato di imitarlo; pur sapendo che era inimitabile. Geniale, affascinante, spiritoso, simpatico, umanamente ricchissimo…".

Moratti parla di Facchetti

"Un uomo splendido. Una volta gli dissi: “Giacinto, possibile che non si trovi un arbitro, uno solo, disposto a dare una mano a noi, anziché a loro?”. Mi rispose: “Non può chiedere a me una cosa del genere”.

Il triplete dell'Inter sotto la presidenza di Massimo Moratti

"Missione compiuta. Ero fiero che la stessa famiglia avesse rivinto la Coppa quasi mezzo secolo dopo. Per la prima volta mi sono sentito degno di mio padre; anche se lui resta inarrivabile. Ancora oggi mi capita di trovare persone che mi parlano di lui, che gli devono qualcosa".

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