INTER MORATTI - Domani saranno 10 anni dalla notte di Madrid che consacrò l'Inter sul tetto d'Europa. Una Champions League vinta e la contemporanea conquista del famigerato Triplete. A parlare di quella notte di maggio, in una intervista al Quotidiano Sportivo, è stato l'ex presidente nerazzurro Massimo Moratti.
"La ricordo come una giornata di festa, anche prima della partita. Eravamo contenti di essere in finale. Coppa Italia e Scudetto ci avevano regalato felicità e fiducia, poi José Mourinho, che conosceva bene l’avversario, ci diede sicurezza. Dopo Barcellona e quella sofferenza spaventosa, ci aspettavamo il premio. Nella vita non arriva sempre, ma prima o poi arriva. Tutti insieme vivemmo quella stagione molto intensamente. C’era competenza, senso di appartenenza e del dovere. E passione, valore aggiunto che portò all’anno perfetto".
"Le sue frasi storiche? Erano modi di dire per cementare il gruppo e un retaggio di quanto successo anni prima. Non avevamo molti amici intorno, ma quell’anno dipendeva solo da noi e dalle forze in campo dei nostri avversari. Ho sempre trovato Mourinho tempista nelle polemiche e le giustificavo perché servivano per dare una certa personalità alla squadra. Quello era il carattere di Mou, guai a fermarlo. Lui calcolava tutto e sapeva quando parlare in difesa della società. L'accordo col Real Madrid già a febbraio? Potrebbe anche essere vero. Io ho sempre pensato che facesse bene il suo lavoro anche se non ero sicuro di vincere. Chiaro che nell’ultimo periodo più si vinceva più si capiva che Mourinho potesse essere affascinato dall’idea di ottenere in Spagna i successi avuti con l’Inter… Ma non discussi mai dell’argomento: se fossimo entrati in contraddizione avremmo affrontato il finale con spirito diverso. Certo, a pensarci ora ha fatto davvero una cosa terribile".
"Beh, non prendemmo giocatori scarsi, arrivò pure Wesley Snejider. Mou aveva le sue idee, i portoghesi a me andavano bene, ma avevamo avuto qualche problema con Quaresma… Fu bravo Marco Branca a fare scelte indovinate, non sbagliammo nulla, neppure Goran Pandev che rese tantissimo. Ma bravissimo fu l’allenatore a valorizzare tutti i giocatori e a non contrastare la trattativa per la cessione di Zlatan Ibrahimovic".