Un confronto di alto profilo su come sta cambiando il calcio moderno. Durante la presentazione del libro “Il calcio del futuro” di Stefano Boldrini, storico giornalista sportivo, Giuseppe Marotta, amministratore delegato dell’Inter, è intervenuto come ospite d’onore portando la sua visione sul presente e sul futuro del pallone. L’evento, promosso da Sport Nature, ha raccolto appassionati, addetti ai lavori e studenti interessati ai nuovi orizzonti del calcio globale. Di seguito le parole di Marotta raccolte dalla redazione di Nerazzurrisiamonoi.it.
"Noi oggi abbiamo conquistato un posizionamento importante, quello finalmente di dire possiamo costruire uno stadio nuovo. Lo stadio nuovo deve rispondere a tutte quelle che sono le le esigenze di modernità nel rispetto dei cittadini di un senso civico, di un senso etico e del rispetto chiaramente di una sostenibilità ambientale. Questi sono principi cardine ai quali noi dobbiamo assolutamente rispondere.
"Di più non dico perché siamo ancora in una fase, come sapete, interlocutoria burocratica, che adesso dovremmo procedere all'acquisizione del Vecchio San Siro e delle aree limitrofe, sarà fatto il rogito a breve, non a breve, ma nel mese nel mese nel mese di novembre, dopodiché si avvierà tutta una fase progettuale all'interno della quale ci deve essere anche il rispetto di questi criteri a cui facevo riferimento".
Le chiedo, lei negli ultimi tempi ha mai scelto un giocatore grazie agli algoritmi? [...] Mi è venuto in mente adesso un flash, due allenatori che hanno vinto scudetti dell'Inter, Invernizi e Bersellini, per dire.
Chiaramente questi discorsi rappresentavano forse per loro, un'utopia del momento, no? Quindi chiaro che eravamo in un mondo in cui così c'era l'empirismo anche dal punto di vista di quello che era l'attività sportiva, quando magari un allenatore un giocatore chiedeva all'allenatore "Perché mi fa fare questo movimento?" diceva "Perché quando giocavo io il mio allenatore me lo faceva fare".
Ecco, oggi siamo davanti a un'analisi dello sport come scienza quasi, dimenticandosi che poi in realtà rispetto al core business del gioco, no? L'attore è dietro la palla. E quindi io da una parte sono attento come ho appunto ho detto in un'intervista che mi ha fatto Stefano all'innovazione.