INTERVISTA THURAM INTER - Ai microfoni di DAZN si è raccontato Marcus Thuram, nel programma DAZN Heroes che anticipa Juventus-Inter, la prima giornata di campionato al rientro dalla sosta per le nazionali. Queste le sue dichiarazioni.
"Quando sono arrivato ho pensato solo ad inserirmi nella squadra ed a conoscere i miei compagni. Arrivavo in una squadra finalista di Champions League e che aveva vinto due coppe, volevo solo inserirmi con i compagni, nei movimenti con Lautaro e gli altri miei compagni. Tatticamente sono migliorato veramente tanto qui all'Inter"
"Ho visto che Thiaw non mi ha attaccato, così l'ho puntato: mi piace conoscere le caratteristiche dei giocatori contro cui gioco. Ero uno contro uno, quindi sono rientrato ed ho tirato. Quando chiudo gli occhi e penso a quella partita, penso alle due coreografie quando siamo entrati in campo: è stato un momento speciale".
"Quando ho segnato contro la Fiorentina, la prima cosa che è arrivata è stato il boato. Quando giochi a San Siro senti un rumore incredibile: volevo entrare in confidenza con i tifosi. Il feeling con i compagni di squadra è invece sbocciato subito: quando sono arrivato il primo a scrivermi è stato Dimarco, mi ha dato il benvenuto e mi ha detto che mi aspettava da due anni".
"Era un feeling che avevo dentro. Due anni prima mi ero fatto male e mi aveva fatto malissimo, perché già mi immaginavo con la maglia nerazzurra e a San Siro. Erano gli ultimi giorni di mercato, parlai tutta la settimana con l'Inter, quando mi sono infortunato non pensavo fosse grave. L'Inter mi è stata sempre vicina, sono persone molto rispettose: per me è stata una scelta ovvia anche dopo due anni. L'anno scorso per la prima volta ho fatto il 9, Ausilio mi vedeva da prima punta già due anni prima. Mi conosce molto bene e mi ha aiutato a scegliere. Il mio percorso mi ha portato ad essere l'attaccante che sono oggi: non rimango fermo, gioco coi compagni e faccio tante cose".
"Quando vinse il Mondiale nel '98 io avevo 1 anno, non capivo ancora. Più avanti scoprii cosa avesse fatto in campo. Non voleva diventassi calciatore: quando vide che mi piaceva molto mi iscrisse a scuola calcio. Non mi piaceva difendere, volevo avere la palla al piede e fare goal: i difensori non rendono la gente contenta, impediscono di fare goal. Papà e mamma mi hanno sempre insegnato che il rispetto è la chiave di tutto e che tutto passa dal lavoro. Mio padre mi aiuta sempre dopo le partite: le guardo con lui, mi fa imparare velocemente. É molto severo, ma è meglio così: ogni volta che faccio goal e mi vede col sorriso mi dice di calmarmi e che in macchina mi spiega due o tre cose".
"Mi ispiro a Benzema, è il 9 che mi piace di più. Va dappertutto, può dare soluzioni ovunque e io voglio essere come lui. Mi ha dato tanti consigli, il più importante è quello di rispettare il gioco: se devo passare passo, se devo tirare tiro. Anche con Thierry Henry mi confronto molto, anche di più che con mio padre, con lui sto al telefono tutti i giorni. Mi aiuta molto, può darmi quel feeling che papà non può darmi".