DZEKO INTERVISTA - Edin Dzeko dopo il gol al debutto a San Siro in maglia nerazzurra ha concesso un'intervista ai microfoni di Dazn. Il bosniaco ha parlato dell'emozioni provate nel trasferirsi a Milano e giocare il primo match con l'Inter.
"Dico la verità: ero un po' nervoso, non è da me".
"Sicuramente l'ho cercato, era la prima partita. Poi quando fai subito gol fa un effetto ancora più grande. Negli ultimi 30' avevo un po' i crampi, infatti Inzaghi mi ha chiesto come stessi. Io gli dicevo 'No, sto bene, lasciami in campo'. Dopo il gol mi sono rilassato, "ora va bene tutto", mi sono detto".
"Ha fatto grandi cose qui, bisogna dirgli solo grazie perché ha fatto veramente bene. Non mi piace guardare tanto indietro, voglio sempre guardare avanti. Per me conta solo far bene all'Inter. So lo mie qualità, posso dare tanto a questa squadra".
"Se facciamo come al City con Kun e Tevez, la strada è quella giusta. Lautaro è un grande giocatore, è ancora molto giovane. L'altro giorno ha fatto il compleanno e gli ho questo: 'ma quanti anni hai?'. I giocatori forti ci servono, sono contento che sia rimasto nonostante qualche richiesta. Questo significa molto per questo club, qui i giocatori vogliono crescere assieme al club".
"Ero il Cigno di Sarajevo, conta quello che fai in campo. Per me è la cosa più importante, poi i tifosi possono scegliere".
"Sì, perché ho sentito sempre parlare bene di lui da altri giocatori. Ero sicuro che il modulo che fa è perfetto per me, posso dire che mi sono divertito molto nei 90' contro il Genoa e nei 45' con la Dinamo, lì avevo capito che siamo squadra forte che sa giocare bene a calcio".
"Sono contentissimo di essere venuto all'Inter, da piccolo guardavo il calcio italiano che era sempre il migliore. Bosnia e Italia sono vicine, ho avuto la fortuna di venire nel vostro Paese a fare qualche torneo. Volevo imparare la lingua, non posso dire nulla di più. Posso dare ancora tanto, penso che anche i dirigenti e il mister hanno visto questo".
"Roma per me rimane un pezzo di cuore, siamo stati sei anni insieme e non è poco. I tre miei figli sono nati a Roma, per loro sarà sempre la loro casa numero uno. Ho bei ricordi di Roma, il post che ho fatto mi è venuto naturale. Ringrazierò sempre la Roma, la tiferò sempre per 36 giornate (ride ndr). Per me è stata un'esperienza incredibile".
"Non penso a questo, ma mi ricordo che ero in panchina non per scelta mia. Spero di poter giocare quest'anno e vincere la partita; venerdì vogliamo fare bene, continuare il percorso iniziato col Genoa".
"Un pochino Alex"