"Seconda stella a destra": il PAGELLONE della trionfale stagione interista

31 Maggio 2024
- di
Carlo Alberto Gamba
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I giocatori dell'Inter sollevano lo Scudetto I Nerazzurrisiamonoi.it
Tempo di lettura: 13 minuti

INTER PAGELLONE STAGIONE - "E quindi uscimmo a riveder le stelle". Con questa breve ma esaustiva massima il sommo Dante Alighieri chiudeva il 33° ed ultimo canto del suo "Inferno", cantica concernente il lungo cammino del poeta fiorentino nella prima delle tre dimensioni ultraterrene. Questa tenebrosa tappa è la prima di una serie di passaggi volti a raggiungere, allegoricamente, la salvezza. Potrebbe risultare alquanto azzardato - per non dire irriguardoso - scomodare la "opus magna" del padre della lingua italiana per descrivere la bellezza di un "mero" trionfo calcistico. Eppure, il lungo percorso intrapreso dall'Inter in questi lunghi e travagliati anni per giungere ad un traguardo storico come la vittoria del 20° Scudetto sembrerebbe pienamente sovrapponibile al viaggio dantesco. Nell'arco degli ultimi 14 anni, e in particolare nell'immediato post-Triplete, la società meneghina ha vissuto un periodo di crisi così grave ed interminabile da essersi "ritrovata per una selva oscura in cui la diritta via era smarrita". Da qui in avanti, la guida sapiente di Virgilio indirizza il cammino dello spaesato scrittore tra fiere, gironi infernali e figure diaboliche fino all'uscita dagli Inferi, cui faranno seguito il transito in Purgatorio e l'ascesa in Paradiso.

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A pensarci, l'iter conseguito dalla compagine nerazzurra nell'ultimo decennio sembra seguire l'infida avventura di Dante nell'Oltretomba: la squadra milanese ha visitato i più spaventosi gironi infernali della propria gloriosa storia (le rovinose sconfitte contro l'Hapoel Beer-Sheva nel 2016), ha dovuto sottostare a traghettamenti in fiumi della discordia (le pessime gestioni di de Boer e di Pioli), affrontare fiere potenti ed ostili (lo strapotere della Juventus) e liberarsi delle insidiose trappole incontrate lungo la strada (i numerosi e sanguinosi flop di mercato). Nonostante questo, l'inscalfibile fede del nostro protagonista, unita alla guida di un fidato consigliere, ha permesso di tracciare la strada che, con tanta fatica, ha permesso di raggiungere quel tanto agognato traguardo sito in quella dimensione paradisiaca e luminosa. Similmente, l'irrefrenabile e sempre presente passione dei tifosi nerazzurri, impreziosita dalla "virgilliana" competenza di elementi quali mister Simone Inzaghi e i dirigenti Giuseppe Marotta, Piero Ausilio e Dario Baccin, è risultata idonea a far spiccare il volo agli uomini in maglia neroblù fino a far raggiungere loro le stelle. Le due stelle. A questo proposito, riteniamo doveroso tessere le lodi dei fidi militi interisti che si sono resi protagonisti di questo glorioso risultato attraverso un - forse - esaustivo "pagellone".

Il pagellone della stagione dell'Inter

Portieri

Il portiere dell'Inter Yann Sommer da indicazioni alla difesa contro il Bologna
LaPresse

SOMMER 8: la dimostrazione di come un profilo esperto ed affidabile possa avere ancora tanto da dire. In questo senso, lo svizzero non ha fatto eccezione. Non è stato facile inserirsi in un contesto rimasto ferito dall'addio - controvoglia - dell'amatissimo Onana. Eppure, il "microscopico" portiere elvetico ha saputo amalgamarsi perfettamente in un impasto liscio, omogeneo e senza grumi che lo ha portato a risultare il leader della difesa meno battuta del campionato. Al netto dei grandi meriti delle torri della retroguardia, l'ex Borussia Mönchengladbach ha confermato la sua immutata reattività e prestanza atletica. Niente male per un 1988 di appena 183 cm. Cioccolato.

AUDERO 6.5: un affidabile portiere necessita di un altrettanto affidabile "dodicesimo". Ed è qui che entra in gioco l'estremo difensore italo-indonesiano. Arrivato in prestito dalla retrocessa Sampdoria, il classe 1997 ha raccolto complessivamente sei gettoni nel corso dell'annata, di cui quattro in campionato, uno in Champions League e uno in Coppa Italia; proprio in quest'ultima occasione si ricorda l'unica prestazione dell'ex bianconero lontana dalla sufficienza. Per il resto, sempre pronto quando chiamato in causa. Pronto intervento.

DI GENNARO S.V.

Difensori

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LaPresse

PAVARD 8.5: un rapporto d'amore dolce e sincero sin dall'origine. Anzi, da prima ancora. Quella storia su Instagram scattata sull'aereo in direzione Milano con in sottofondo "Gigi l'amoroso" di Dalida e la didascalia "Arriva Benji l'interista" in primo piano non poteva che promettere bene. Nonostante lo scetticismo di svariati oppositori dei lombardi, il difensore francese è assurto in brevissimo tempo a elemento cardine della retroguardia nerazzurra. La sua invidiabile esperienza, l'età relativamente florida e il suo ricchissimo palmares hanno giustificato in pieno un investimento di circa 30 milioni di euro ritenuto dai più come "folle", a maggior ragione poiché sostenuto per un giocatore in scadenza di contratto. Risultato? Rintracciare una prestazione da matita rossa del classe 1996 - con l'eccezione della complessivamente brutta uscita dei nerazzurri agli ottavi di Champions League contro l'Atletico Madrid - è impresa davvero ardua. Preciso, tecnico, duttile, elegante, efficace e costante. Magnifique.

ACERBI 8: la sport, come forse la vita, concede sempre la possibilità di "vendicarsi" del passato e liberarsi degli scarti che ne derivano. Arrivato un anno fa ad Appiano Gentile nella contrarietà più totale del tifo neroblù per la controversa "risata" a seguito di un Lazio-Milan vinto in extremis dai rossoneri (in cui la rete decisiva è frutto di un suo errore), il nostro Ace si è dovuto fare le spalle larghe e faticare il doppio per farsi accettare nella dimensione interista. Passo dopo passo, il classe 1988 ha potuto scardinare gli ingenerosi pregiudizi nei suoi confronti e conquistarsi col tempo il posto da titolare a scapito del più quotato de Vrij. La stagione appena conclusa, fatta di prestazioni arcigne e grintose ma sempre lodevoli, è stata un coerente prosieguo di quanto fatto l'anno scorso. Ironia della sorte, è proprio l'ex Lazio a segnare una delle due reti utili a battere i cugini milanisti nel derby che ha consegnato la seconda stella al Biscione. La stessa squadra che aveva contribuito a farlo "odiare" da quei tifosi che ora impazziscono per lui. Paziente.

BASTONI 7.5: un difensore sui generis. Forse l'unico attualmente in circolazione a saper interpretare in maniera irripetibile il ruolo di "braccetto" in una difesa a 3. Quella stramba combinazione tra il centrale di difesa puro e il terzino di spinta è ormai una dottrina di cui il cremonese è professore ordinario presso l'Università del Calcio di Milano. Oltre alla consueta solidità difensiva e allo straordinario affiatamento con i compagni di reparto, il classe 1999 ha manifestato un continuo ed efficacie supporto alla manovra offensiva nerazzurra. Per di più, il mancino dell'ex Atalanta si è segnalato come costantemente ispirato nel corso della stagione appena conclusa, dato facilmente riscontrabile dal cospicuo numero di assist (3) messi a segno dal lombardo. Il cross, ormai, è una specialità della casa. Asso di Bastoni.

BISSECK 7.5: la scommessa vincente. Alzi la mano chi riteneva possibile che un ragazzo sconosciuto a tutti, di umile carriera e militante in un campionato di modeste ambizioni potesse garantire un rendimento così sorprendentemente positivo. Tutti noi conosciamo le difficoltà cui può incorrere un giocatore approdato in una big e mai approcciatosi in precedenza a club blasonati. Eppure, il gigantesco teuto-camerunese si è interfacciato con questa realtà con una naturalezza e una proficuità niente affatto comune. Pericolosissimo in zona gol e insuperabile nelle difese "ad alta quota", il classe 2000 ha lasciato un bel biglietto da visita per gli anni venturi. Torre.

DE VRIJ 7: nel bene e nel male, ma soprattutto nel bene, il difensore olandese è sempre una garanzia. Meno presente rispetto alle stagioni passate vista la "spietata" concorrenza con Acerbi, il buon Stefan ha dimostrato di non aver perso lo smalto nel dirigere la zona centrale della retroguardia milanese. Solido, integro e, spesso, essenziale, il classe 1992 ha comunque potuto sfruttare le svariate possibilità concessogli per strappare convinti applausi. Una riserva di lusso, se di riserva si può parlare. Tulipano.

DARMIAN 7: il principesco senatore continua a godere del favore dei sostenitori milanesi. L'età inizia a farsi sentire anche per il rescaldinese (35 anni a dicembre), come testimoniato da alcune prestazioni atleticamente poco brillanti. Nonostante questo, l'esperta sagacia dell'ex Torino si è spesso rivelata idonea a tappare qualche sua piccola sbavatura tecnico-tattica cui non eravamo abituati. In fin dei conti, la toppa ha retto bene e a lungo. Come sempre, imprescindibile. Gentiluomo.

DIMARCO 8.5: il pezzo pregiato della corsia sinistra milanese. Fantacalcisticamente parlando, una "macchina da bonus" (5 reti e 6 assist). Esploso relativamente tardi nonostante le caratteristiche promettenti, l'ex abbonato al secondo verde ha dovuto farsi tanta gavetta prima di risultare meritevole della gloriosa maglia del Biscione. Inoltre, i numerosi infortuni hanno ulteriormente rallentato un'ascesa che, in condizioni di normalità, è stata rapida e fruttifera. Probabilmente, il classe 1997 non è il calciatore più talentuoso passato da viale Liberazione, ma è sicuramente tra i più volenterosi ed innamorati. Il suo sogno da bambino era potersi fregiare del titolo di campione d'Italia indossando la meravigliosa combinazione cromatica basata sul blu cielo e il nero notte. Sogno realizzato e bacheca dei trofei annualmente rimpinguata. Non potrebbe andare meglio al piccolo Fede. "Dream on until your dreams come true".

CARLOS AUGUSTO 7: buonissimo impatto anche per il laterale brasiliano. Forse considerato meno capace di quanto sia realmente, l'ex trenino del Monza non è risultato meno efficiente di un infuocato Dimarco di fatto impossibile da spodestare. Maggiormente propenso alla fase offensiva piuttosto che a quella difensiva, il grande lavoro svolto con mister Inzaghi gli ha consentito di rendersi un validissimo braccetto sinistro in caso di necessità. Stagione d'esordio ampiamente sufficiente per lui. Imperatore.

DUMFRIES 6.5: stagione complessivamente traballante ma ugualmente sufficiente per l'esterno olandese. I limiti tecnico-tattici, soprattutto tattici, dell'ex PSV sono noti da tempo al tifoso meneghino, il quale si è ormai rassegnato a vivere una costante altalena di emozioni - alternativamente positive e negative -quando si parla del classe 1996. Numeri alla mano, le statistiche da lui conseguite in stagione (4 reti e 3 assist) non sarebbero riprovevoli, ma l'incostanza di rendimento del giocatore Oranje rischia di diventare problematica. Corrucciato.

CUADRADO 6: difficile valutare esaustivamente la stagione di un "acerrimo rivale" come il colombiano. Visto l'esiguo numero di partite giocate a causa di un infortunio al tendine d'Achille, cui è seguita una delicata operazione, verrebbe spontaneo classificare come negativa la sua esperienza. Numeri alla mano, si evince tuttavia che l'apporto dell'ex Juventus è stato tutto fuorché nullo. Fin quando lo stop non si è reso necessario, infatti, le prestazioni del classe 1988 hanno complessivamente conquistato i favori degli addetti ai lavori. Le sue qualità erano fuori discussione da "nemico" e lo sono tuttora da "commilitone". Peccato.

BUCHANAN 6.5: il primo canadese della storia del campionato italiano si è portato appresso tante incognite. Dopo essere stato acquistato a gennaio come "fuori programma" a causa del deficit Cuadrado, il classe 1999 ha dovuto pazientare non poco per guadagnarsi i riflettori. A Scudetto conquistato, lo spazio per l'ex Club Brugge ha iniziato a dilatarsi fino a permettergli di segnare il suo primo in nerazzurro. C'è tanto lavoro da fare vista la sua fossilizzazione da esterno puro d'attacco che risulta momentaneamente incompatibile con il ruolo di tutta fascia, ma le premesse sembrano buone. Sciroppo d'acero.

Centrocampisti

Hakan Calhanoglu intervista postpartita Inter Torino
LaPresse

BARELLA 6.5: stagione di complessa valutazione quella del motorino sardo. Se volessimo ostinarci a cercare il pelo nell'uovo, infatti, potremmo sbilanciarci e stabilire che il classe 1997 sia stato globalmente il meno brillante dell'arco dei centrocampisti titolari della compagine lombarda. Sarebbe ingeneroso definire come insufficiente la sua stagione, visto che non si ricordano sequenze di prestazioni così orripilanti da definire come complessivamente negativa la sua annata. Tuttavia, non è infondato evidenziare come in passato il cagliaritano ci abbia abituato a campionati di ben altro tenore. Al netto delle statistiche complessivamente misere (2 reti e 3 assist), le sue consuete prestazioni atletiche e muscolari non sono - quasi - mai mancate, e questo è elemento comunque bastante per giustificare una piena sufficienza. Compitino.

CALHANOGLU 8.5: il cuore pulsante di questa squadra schiacciasassi. Un giocatore di intelligenza tattica e tecnica come non se ne vedevano da anni dalle parti di Appiano Gentile. Il centrocampista turco ha avuto il grande merito di sapersi reinventare più volte nel corso della sua carriera, passando dall'essere un mediano ad un trequartista, da un trequartista ad una mezzala, da una mezzala ad un regista basso. Quest'ultima posizione sembrerebbe averlo definitivamente consacrato, e il merito non può che andare a mister Inzaghi e alla sua grande intuizione dettata, tra le altre cose, dall'addio del senatore Brozovic. È in questa posizione che l'ex Milan riesce a sfoderare tutto il suo talento e la sua grande capacità di verticalizzazione, di calcolo degli spazi e di impostazione. In più, le qualità balistiche del classe 1994 rimembrano le migliori cannonate di "stankoviciana" memoria. Se lo si affronta dal dischetto, poi, si è ben consapevoli di essere sconfitti già in partenza. Padishah.

MKHITARYAN 7.5: l'esperienza unita ad un'innata qualità. Dopo anni di sgroppate tra la Capitale ed il capoluogo lombardo, il militaresco centrocampista armeno ha messo a referto il colpo Scudetto che tanto mancava al suo già invidiabile palmares. Elemento imprescindibile dello scacchiere "inzaghiano" nonostante l'età da prossimo "pensionato", l'ex Arsenal è risultato tra i più presenti nel corso della stagione interista (46 partite tra tutte le competizioni). La frequenza d'impiego non è mai risultata elemento idoneo ad interferire con il perennemente efficace approccio alle sfide nel corso dell'annata. C'è tanta gamba e tanta testa in quel vecchietto poliglotta e plurilaureato, la cui intelligenza è stata spesso e volentieri tangibile anche durante le sue apparizioni sul manto verde. Dottore.

FRATTESI 7.5: l'uomo dei gol pesanti viene dalla Capitale. Impetuoso come un uragano, il centrocampista romano ha strappato ampi consensi in merito al suo impatto con la prima big della sua giovane carriera. L'esoso esborso fatto per lui in estate è stato rischioso e potenzialmente controproducente, ma, come spesso capitato nel corso della gestione Marotta, l'operazione si è rivelata vincente e mirata. Degno erede di Barella nelle gerarchie nerazzurre, il classe 1999 si è guadagnato la nomea di un "gregario di lusso" (appena 11 le presenze da titolare) capace di risolvere partite apparentemente stregate. Per quanto alcuni limiti dell'ex Sassuolo (tra cui la fase di non possesso) siano tuttora irrisolti, i suoi gol allo scadere contro Verona ed Udinese - praticamente identici per minutaggio e modalità - sono forse l'emblema del percorso del Biscione verso la seconda stella. Le qualità le ha, quindi per i prossimi anni possiamo stare tranquilli. Core de Roma.

ASLLANI 6.5: deciso passo in avanti rispetto alla stagione scorsa per il centrocampista albanese. Dopo una stagione di ambientamento all'ombra della Madonnina, l'ex Empoli ha visto aumentare considerevolmente il proprio numero di apparizioni nel corso dell'annata. Offuscato dai meccanismi geometrici e puntuali del più altisonante Calhanoglu, il 2002 con la Toscana nel cuore ha evidenziato segnali di evidente crescita in quanto a gestione del pallone, fantasia in costruzione ed efficacia nelle giocate. Con l'infortunio patito dal turco nei mesi a cavallo tra l'inverno e la primavera, mister Inzaghi non ha avuto esitazioni circa la possibilità di impiegare con continuità il centrocampista delle Aquile balcaniche. Fiducia ripagata. Maturazione.

KLAASSEN 5: il più grande flop di questa stagione. Il veterano olandese, accasatosi presso i meneghini per "tappare il buco" a centrocampo dopo anni di "comfort zone" all'Ajax, ha confermato come la lontananza dal campionato della madre patria sia il suo inguaribile punto debole. Anni fa, l'esperienza inglese con l'Everton fu un assoluto disastro parzialmente risarcito da un biennio tedesco con la maglia del Werder Brema. Riflesso della sua opaca stagione è il rigore malamente ciabattato tra i guanti di Oblak nella sfida contro l'Atletico Madrid. Decimo a calcetto.

SENSI S.V.

Attaccanti

L'attaccante e capitano dell'Inter Lautaro Martinez esulta per una vittoria
LaPresse

LAUTARO 7.5: veniamo ora al profilo maggiormente rappresentativo dello scacchiere meneghino. Giunto alle porte della sua sesta stagione nel capoluogo lombardo, l'attaccante argentino raccoglie l'investitura a capitano della squadra e la conduce alla tanto agognata seconda stella. Le capacità di leadership dell'ex Racing Avellaneda emergono progressivamente nel corso della stagione, permettendogli di confermare mano a mano come la fascia sul braccio non sia unicamente una questione simbolica o di mero pragmatismo. Il rapporto col campo, ampiamente lodevole in quanto a numeri complessivi (27 marcature in 44 gettoni), è tuttavia terribilmente conflittuale nella seconda metà di campionato, durante la quale mette a segno appena 8 marcature (più quella decisiva in Supercoppa contro il Napoli) e patisce un digiuno di abbondanti due mesi (dal 28 febbraio al 10 maggio). Come facilmente intuibile, il suo apporto in questa fase dell'anno ha toccato livelli minimi, trovando il proprio culmine nel desolante rigore calciato su Urano nella sventurata notte di Madrid. Vista questa pericolante incoerenza a livello di prestazione, spingerci oltre una discreta valutazione sarebbe quantomeno bizzarro. Fortunatamente, la sua "sindrome da polveri bagnate" non ha compromesso una gloriosa cavalcata verso lo Scudetto numero 20, sul quale - a prescindere - la sua firma è sfavillante e indelebile. Ad maiora.

THURAM 9: il colpo di mercato più intelligente di tutta la scorsa stagione di Serie A. Svincolatosi dopo un discreto quadriennio al Borussia Mönchengladbach, il muscoloso figlio d'arte approda per la prima volta nel calcio italiano sfoggiando un esordio al fulmicotone. Dopo un precampionato in cui le sue mediocri prestazioni lasciavano paventare un possibile flop, il classe 1997 si è insediato con forza nelle gerarchie di mister Inzaghi inanellando prestazioni costantemente sublimi. Minimante titubante dinnanzi alle complessità del campionato italico, l'attaccante francese si è contraddistinto, tra le altre cose, per la sua esuberanza e simpatia - sempre vitali all'interno di uno spogliatoio - e per l'assoluta efficacia e qualità nell'affrontare i big match. In questo senso, le pesantissime marcature contro Roma (andata e ritorno), Fiorentina, Napoli e Milan (andata e ritorno) sono il miglior curriculum per un giocatore di grande applicazione e prospettiva... costato meno di una goleador. Pazzerello.

SANCHEZ 6: sottotono la seconda puntata a tinte nerazzurre della carriera del cileno. Tornato in riva alla Darsena a costo zero dopo un'ottima esperienza all'Olympique Marsiglia, il classe 1988 è complessivamente ritenuto dai più come una zavorra inutile e poco efficiente. Volendo provare ad essere oggettivi e razionali, si può tranquillamente essere concordi sul fatto che si potesse fare molto meglio. Su questo non ci piove. D'altro canto, sarebbe da prevenuti non riconoscere come il talento dell'ex Barcellona abbia regalato sprazzi luminosi e scintillanti. Poco presente in fase realizzativa (appena 4 marcature in 33 presente complessive), il buon Alexis si è maggiormente premurato di dare sostanza e alternative al reparto offensivo nerazzurro. La sufficienza ci può anche stare, ma quanta fatica. Ehi amigo!

ARNAUTOVIC 5.5: in perfetta antitesi rispetto a quanto detto per Frattesi, l'austro-serbo è risultato il miglior marcatore di gol "inutili". Statisticamente parlando, la quasi totalità delle setti reti complessive messe a segno dall'ex Bologna si inseriscono in contesti in cui la loro influenza sul risultato finale è stata pressoché nulla. Le realizzazioni arrivate contro Benfica, Salernitana, Frosinone e Verona (doppietta) hanno infatti unicamente contribuito ad arricchire le statistiche senza però risultare mai cruciali o particolarmente rilevanti. Di contro, il classe 1989 si è spesso ritrovato a "scioperare" in quei delicati momenti in cui ci sarebbe stato bisogno di una sua scintilla decisiva. In più, i frequenti infortuni e un atteggiamento spesso svogliato o insofferente non hanno fatto altro che contribuire a farlo emergere come una delle poche note stonate della sinfonia interista. Dissonante.

Tecnico

Il tecnico dell'Inter Simone Inzaghi da indicazioni ai giocatori in campo contro il Frosinone
LaPresse

INZAGHI 9: la degna conclusione di questa - forse - eccessivamente prolissa analisi non poteva che concludersi con un adeguato encomio per mister Inzaghi. Tutti noi, chi più chi meno, almeno una volta nel corso dell'ultimo triennio ha messo in discussione l'operato del tecnico piacentino. Quante volte sarà capitato a ciascuno di noi di uscirsene all'occorrenza con tombali sentenze come "non è all'altezza", "con lui non si va da nessuna parte", "non ha coraggio", "non vincerà mai il campionato" e tante altre esternazioni molto meno lodevoli? Tante, non facciamo gli ipocriti. Il "Demone di Piacenza" ha dovuto ingoiare puntualmente bocconi sempre più amari e indigesti nel corso di questi altalenanti tre anni, eppure le sue - talvolta - discusse convinzioni tecnico-tattiche, alla lunga, hanno avuto la meglio. L'Inter di quest'anno è stato un qualche cosa di irripetibile quanto a bellezza del gioco e dominante strapotere sugli avversari (eccezion fatta per il "kriptonitico" Sassuolo). I nerazzurri sono veloci, compatti, propositivi, determinati, efficaci, volenterosi, affiatati e, dulcis in fundo, vincenti. Una miscela perfetta fatta fluire con saggezza e applicazione da un allenatore spesso criticato ma, alla fine, vittorioso. Il primo Scudetto della sua carriera è un premio adeguato per una persona per bene, competente e profondamente umana. Te lo meriti, Simone! Comandante.

CARLO ALBERTO GAMBA

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