INTER JOSEP MARTINEZ - Che ruolo strano ed imperscrutabile quello del portiere. Un ruolo che ha una nomea che oscilla tra l'ignobile e l'eroico. Un ruolo in cui quasi nessun bambino che inizi ad approcciarsi al gioco del calcio vorrebbe cimentarsi se non per costrizione. Vi dice nulla il famigerato "turno in porta" durante le partite di calcetto o la condanna a dover difendere i pali poiché sconfitti al termine dell'infausta lotteria della "traversina"? In un certo senso, si potrebbe compiere l'azzardo di sostenere come la scelta di indossare i guantoni di volta in volta sia un atto di follia acuito da una punta di masochismo. Ma come avrebbe detto William Shakespeare nella celebre tragedia "Amleto": "c'è molta logica in questa follia". Una logica forse inesplicabile ed enigmatica, ma pur sempre ragionata e ponderata. E forse è stata proprio questa concezione di "pazzia giudiziosa" a spingere la dirigenza dell'Inter a giustificare l'acquisto di Josep Martinez, attuale dodicesimo della ciurma nerazzurra in una stagione satura di impegni ed insidie.
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Arrischiarsi nel ruolo di estremo difensore è impresa già infida e scivolosa di suo; misurarvisi da portiere di riserva lo è ancora di più. Difatti, l'idea di doversi mettere alla prova in un contesto dove ogni occasione potrebbe essere l'ultima - vista la mancanza di frequente alternanza che intercorre per questa particolare carica - è da considerarsi come ulteriore indice di pressione: il portiere di riserva deve essere pronto, pragmatico e perennemente all'erta. Di conseguenza, la curiosità destata dal giocatore spagnolo al momento del suo arrivo dal Genoa ha goduto immediatamente del massimo risalto. L'investimento da 13 milioni di euro circa per il classe 1998 ha indotto - legittimamente - ad una riflessione in merito a questa tipologia di trattativa.
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Se dovessimo fondare la nostra valutazione unicamente sul curriculum dell'ispanico, non ci metteremmo tanto a sentenziare come una spesa di tal peso risulterebbe incosciente (o - come dicevamo non a caso prima - "folle"): in nove anni di carriera, l'ex Grifone ha raccolto appena 163 partite complessive dopo aver issato le tende in cinque squadre differenti (Las Palmas Atlético, Las Palmas, Lipsia, Genoa ed Inter). Un dato di per sé decisamente stridente rispetto a quello di cui necessiterebbe una società di primo blasone come quella lombarda. A questo va sommato il fatto che l'iberico non ha mai avuto occasione - prima della scorsa stagione - di mettersi in mostra da portiere titolare di una squadra appartenente ad un campionato di prima divisione. In sintesi: lo scarno impiego del diretto interessato fatica a costruire l'idea di avere tra le mani un calciatore pronto ad un uso che si profila sporadico. Eppure, il recente infortunio del titolare Yann Sommer ha offerto un assaggio dal sapore ben diverso da quello che ci si poteva aspettare.
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Sino a questo momento, Martinez è stato chiamato in causa in sei occasioni totali: per due volte in Coppa Italia (contro Udinese e Lazio), per tre volte in Serie A (contro Genoa, Napoli e Monza) e per una sola occasione in Champions League (contro il Feyenoord). Nella quasi totalità di queste occasioni, si riscontra almeno un intervento degno del più fragoroso applauso: nella coppa nazionale si menzionano l'intervento salvifico in chiusura su Tourè durante la sfida contro i friulani e la felina deviazione in angolo sul sinistro incrociato di Isaksen nei quarti di finale contro i biancocelesti; in campionato, oltre agli innumerevoli salvataggi nella trasferta contro i partenopei, va ricordata l'immolazione sulla conclusione ravvicinata di Ekuban durante la sfida casalinga contro i liguri; nelle altre uscite, invece, si è limitato alla normale - ma puntuale - amministrazione. Più in generale, lo spagnolo ha garantito sicurezza, accortezza nelle uscite e massima concentrazione. Sia chiaro: porre su un piedistallo l'attuale secondo di Sommer dopo una manciata di partite sarebbe quantomeno prematuro e controproducente poiché risulterebbe troppo difficile valutare in maniera esaustiva il suo profilo. Tuttavia, dev'esserci un piano in merito alla gestione del classe 1998 e dev'esserci una studiata riflessione in merito all'esborso compiuto per lui. Non resta che attendere i prossimi esami, ma la media - sin qui - è da promozione. Continua così, "Pepo".
CARLO ALBERTO GAMBA