L'Inter abbraccia Arnautovic: quando il gruppo è più forte dei singoli

11 Febbraio 2025
- di
Carlo Alberto Gamba
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Marko Arnautovic durante Inter-Fiorentina
Tempo di lettura: 2 minuti

INTER FIORENTINA ARNAUTOVIC GRUPPO - La risposta che ci voleva dopo aver incassato tre sonore sberle. Di quelle dolorosissime a mano ben aperta e con le cinque dita che si stampano in tutti i propri contorni sulle guance arrossate dal contatto violento e fragoroso. Una vendetta studiata, rabbiosa, determinata e necessaria. Dopo il nefasto collasso per 3-0 tra le mura dello stadio Franchi di Firenze, l'Inter restituisce pan per focaccia alla Fiorentina e strappa con forza e con ira una cruciale vittoria per 2-1 contro i gigliati. Questo successo succoso e di primaria importanza - la capolista Napoli è adesso ad appena un punto di distanza - ha certificato la capacità di reazione della compagine allenata da Simone Inzaghi, sempre capace nel corso degli ultimi anni di rialzarsi e restituire gancio e montante dopo essere stata vittima di rovinosi inciampi. Allo stesso tempo, la vittoriosa sfida casalinga contro la compagine toscana ha nuovamente evidenziato come il cuore pulsante della squadra nerazzurra sia da ritrovarsi in un elemento non materialmente tangibile ma immediatamente respirabile e visibile anche ai soggetti meno empatici: la forza incessante e armoniosa dello spirito di gruppo che aleggia tra i militanti del Biscione.

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Inter, con un gruppo così saldo anche Arnautovic può dire la sua

La dimostrazione di quanto detto la si può constatare riavvolgendo il nastro fino al minuto 52': dopo la classica azione di puro stampo interista, Carlos Augusto trasforma un pallone manovrato da Alessandro Bastoni in un millimetrico cross per la testa del protagonista meno atteso della serata: Marko Arnautovic, abile nell'inchiodare il portiere ospite De Gea e a realizzare la rete del punto esclamativo. Nemmeno il tempo di realizzare di aver apposto il proprio sigillo su una sfida delicatissima che l'attaccante austro-serbo si è ritrovato letteralmente sommerso dall'abbraccio collettivo di tutti i propri compagni di squadra. Il tifoso della Beneamata intellettualmente onesto, al netto del merito legittimamente attribuito al diretto interessato in questa occasione, riconosce come i numeri e l'apporto del classe 1989 sin dall'inizio della sua permanenza milanese siano tutt'altro che rassicuranti. Nonostante questo, gli spettatori hanno avuto modo di assaporare una dimostrazione di affetto sincera, spontanea e sanguigna verso un ragazzo sportivamente limitato e sicuramente meno talentuoso rispetto ad altri elementi del lotto meneghino ma costantemente sostenuto e coccolato da uno spogliatoio che non ha mai omesso di volergli bene e di fargli da scudo. Se c'è il gruppo, le basi ci sono; se c'è l'affetto reciproco, si può andare lontano. Ora sta a voi. Tutti insieme.

CARLO ALBERTO GAMBA

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