INTER CAMPIONATO COPPE - Dare un giudizio sulla stagione dell'Inter, alla luce del rendimento diametralmente opposto tra campionato e coppe, risulta davvero difficile. Una doppia versione della stessa squadra, allenata dallo stesso tecnico, che si ritrova con un piede in semifinale di Champions League ma, ad oggi, esclusa dalla prossima edizione in virtù del quinto posto attuale in classifica. Roba da Dr Jekyll e Mr Hyde.
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51 punti in classifica, frutto di 16 vittorie, 3 pareggi e 10 sconfitte, con 48 gol fatti e 33 subiti. Per trovare numeri così mediocri dell'Inter bisogna tornare indietro di 11 anni, quando i nerazzurri del trio Gasperini-Ranieri-Stramaccioni chiusero il campionato al sesto posto, frutto soltanto di un rush finale in risalita rispetto al disastro precedente.
Questo rendimento così negativo, in ogni caso, non è legato esclusivamente a un girone di ritorno da 14 punti in 10 giornate. Sì, perché sin dal lontano ferragosto (giorno di inizio del campionato), la squadra di Inzaghi ha faticato enormemente a portare a casa una serie di risultati utili consecutivi. Uscendo velocemente dalla corsa Scudetto e complicando (e non poco) quella per il quarto posto, da cui oggi la Beneamata dista un punto. Un ruolino di marcia inaccettabile, per una squadra che in due anni ha vinto uno Scudetto e sfiorato un altro.
Come trovare, quindi, degli aspetti positivi nella stagione dell'Inter? Semplice: basta uscire fuori dai confini del campionato. Sì, perché nelle coppe quest'anno si è potuta ammirare la versione migliore dei nerazzurri. A certificarlo sono i numeri maturati tra Champions League, Coppa Italia e Supercoppa Italiana: 8 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte, con 20 gol fatti e 9 subiti.
Fa impressione, in particolare, il percorso europeo. In cui i nerazzurri hanno stroncato il Barcellona ai gironi (con anche il Bayern Monaco nello stesso raggruppamento), il Porto agli ottavi e (quasi) il Benfica ai quarti. Forgiando le proprie fortune su una fase difensiva eccezionale (6 clean sheets in 9 partite), degna di quel muro impenetrabile ammirato nell'era Conte. E che ora non preclude nulla, nemmeno i sogni più fantasiosi. Che, però, devono fare i conti con gli incubi di un campionato insufficiente.