FRATTESI INTER INTERVISTA - Il centrocampista dell'Inter Davide Frattesi, protagonista di un'intervista per Rivista Undici, ha parlato di diverse tematiche relative alla sua vita professionale e personale.
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"Io animale da competizione? Nel calcio sono sempre così. È uno switch, divento ultracompetitivo. Mi dà una spinta in più. A volte sono poco paziente: ad esempio due anni fa, quando volevo andarmene dal Sassuolo... Probabilmente non era ancora il momento, sono stati bravi Carnevali e il mio agente a convincermi. È stata la scelta giusta: l'ottima stagione dell'anno successivo è stata una naturale conseguenza".
"Chi ti sta intorno fa la differenza. Puoi essere bravo quanto vuoi, ma senza qualcuno che ti indichi la direzione diventa complicato. I miei genitori? Sono stati bravi a starmi dietro nei momenti di crescita, quando ne ho avuto bisogno. Con l'educazione e gli insegnamenti, hanno tracciato una strada, ora sta a me percorrerla. Ancora adesso è così. Mia madre viene a Milano tutte le settimane. È un po' la 'rompipalle' di casa. Magari sono con la mia fidanzata, ci divertiamo tanto con i giochi da tavola, come il Monopoli, e capita di fare tardi. Lei dice: 'è tardi, devi andare a letto, domani hai l'allenamento'. Può sembrare una stupidaggine, ma sono cose fondamentali. Mio padre invece viene un po' meno. Gli ho chiesto di smettere di lavorare, ma non vuole".
"Sono una persona tranquilla: mi metto sul divano, gioco, ogni tanto esco, mi diverto con le escape room. Non guardo calcio in tv, mi annoio... Noi giocatori siamo ragazzi normalissimi: non vedo cosa ci possa essere di tanto speciale fuori dal campo... Ci sono quei 90 minuti in cui sei al centro dell'attenzione, ma fuori basta, non c'è nulla di straordinario. Social? Avrei voglia di rispondere a tutti, anche a tono... Poi mi mordo la lingua e non lo faccio. Viviamo in un mondo in cui la gente, dietro uno schermo, pensa di avere il diritto di scrivere ciò che vuole. E le persone non si rendono conto che noi calciatori quei commenti li leggiamo, e quando diventano 20, 100, 1000, diventa pesante. A me non interessa nulla, cerco di farmi scivolare tutto. Ma magari qualcun altro invece ci pensa e ci ripensa, e può starci male. Si parla pochissimo del benessere dei calciatori. Ma io sono tranquillo, sto bene così".