FACCHETTI NUOVO STADIO - Gianfelice Facchetti è intervenuto ai microfoni di Tuttosport per parlare del nuovo stadio. Lo scrittore e figlio dell'ex presidente dell'Inter Giacinto, ha parlato così della costruzione del nuovo stadio di Inter e Milan.
"Non sono un tecnico, ma credo sia legittimo porre domande su un tema così sentito, ascoltando anche le ragioni di residenti e tifosi. Non ho una posizione per partito preso che implica la sicurezza di non dovere toccare niente di San Siro. Se è giusto farlo, facciamolo pure. Ma è necessario confrontarsi pubblicamente per arrivare a questa conclusione. Invece, in questo caso, non si è parlato della questione in campagna elettorale perché sarebbe stato delicato farlo. Sembrava quasi un tabù per le sue implicazioni. Quindi meglio lasciare l'argomento in secondo piano. Poi, rapidamente dopo le elezioni, la giunta ha deliberato la pubblica utilità del nuovo stadio senza spiegare nei dettagli perché non possa avvenire la ristrutturazione del Meazza. È legittimo concludere per la costruzione di un nuovo stadio, ma bisogna farlo tutti insieme".
"Secondo me, quei progetti non sono stati davvero presi in considerazione. In ogni caso, anche senza pensare di indire un referendum, credo che quelle proposte debbano essere oggetto di un confronto con la cittadinanza, dal quale emergano chiaramente i motivi che non consentono di ristrutturare San Siro. Bisogna essere chiari su questo punto, come su un altro".
"La capienza del nuovo stadio. Non vedo in giro altri grandi club europei che, passando dal vecchio a un nuovo impianto, hanno ridotto la disponibilità di posti. Anzi, molti l'hanno aumentata. Attualmente San Siro può ospitare 76mila spettatori. Per tantissimo tempo erano addirittura 85mila. Il nuovo stadio ne prevede 63mila, dei quali 12mila dedicati agli ospiti delle zone per gli sponsor nella tribuna principale. Inter e Milan nella loro storia sono state capaci di raggiungere anche 40mila abbonati. Con questi numeri perché limitarsi a 63mila posti? Non è questione di nostalgia. Il discorso vero è che Milano è sempre stata abituata a pensare in grande, anche nel calcio. Uno stadio con una capienza di poco superiore a quota 60mila non mi sembra rispondere a questo comandamento cittadino".
"Ecco, questi sono discorsi che devono essere fatti in modo chiaro perché Milano storicamente non è abituata a fare scelte al ribasso".