Dzeko: "L'Inter era nel mio destino. Siamo in testa e vogliamo rimanerci fino alla fine"

27 Gennaio 2022
- Di
Redazione NR
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Tempo di lettura: 2 minuti

DZEKO INTERVISTE SERIE A - In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, Edin Dzeko, attaccante titolare dell'Inter di Simone Inzaghi, ha parlato del suo presente e degli obiettivi dei nerazzurri per la stagione 2021-2022.

Dzeko sulla corsa scudetto

"Siamo primi e vogliamo restarci fino alla fine. A inizio stagione si diceva Milan e Napoli, non si parlava tanto dell'Inter. Le grandi sfide le vuoi vincere, ma se perdi contro le piccole pesa di più. Se vinci il derby sei un pezzo avanti, però i punti scudetto li fai nelle partite con le piccole che devi fare tue per forza".

Dzeko su Lukaku e Conte

"Se vai in un posto e ti metti a pensare cosa ha fatto chi c'era prima di te è meglio che non vai da nessuna parte. Se lo avessi pensato solo per un istante non sarei mai venuto. So che cosa posso dare, ciò che sto facendo quest'anno non mi sorprende. Già quando Conte stava al Chelsea mi voleva, ma non ero sicuro di tornare in Inghilterra. Appena arrivato all'Inter ci ha riprovato. Il momento è venuto adesso, le strade dovevano incrociarsi: era destino".

La nuova Inter di Inzaghi

"Lo vedo ancora come un compagno di squadra. Sa gestire benissimo e per un allenatore è fondamentale. Ci sono 25 giocatori, non possono mai essere tutti contenti. Cerca di essere onesto con tutti. In campo se ci divertiamo così è grazie a lui. Ha tenuto la base di Conte, importante perché ha cambiato la mentalità dei giocatori, ma Inzaghi la porta avanti con i suoi metodi. Rispetto a quando c'era Lukaku il gioco è diverso. Negli ultimi due anni l'Inter giocava più in contropiede, quest'anno tutti si divertono di più, dentro e fuori. Io sono uno che sa giocare il pallone e non guarda solo al gol. Dicono che devo segnare di più, ma se non lo faccio e vinciamo è bello lo stesso".

I derby di Edin Dzeko

"Quello di Milano non l'ho vissuto abbastanza, è diverso quando gli stadi sono a capienza ridotta. A Roma si sente l'odio tra le tifoserie, è molto più pesante. Con il City ho vinto in casa dello United, con Sir Alex Ferguson che si mette le mani nei capelli dopo il mio gol del 6-1: indimenticabile".

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