Coronavirus, il caso Genoa non ferma il campionato: la Lega orientata ad andare avanti, ma monta la polemica...

30 Settembre 2020
- Di
Redazione NR
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Tempo di lettura: 3 minuti

CORONAVIRUS GENOA TAMPONI - Ore decisive per il futuro della Serie A. Lo scoppio del caso Genoa - con le sue 14 positività al Covid tra giocatori e membri dello staff tecnico, ndr - ha scosso l'intero movimento calcistico italiano nonché l'opinione pubblica. Quello che a tutti gli effetti - per usare anche le parole del tecnico del Bologna Mihajlovic, può definirsi un focolaio di contagio, ha scatenato il dibatitto sulla validità del Protocollo promosso dalla FIGC con l'autorizzazione del CTS. Perfino tra i virologi non c'è unità di opinioni e strategie in merito, ed oggi la Lega Calcio, in attesa dei risultati del giro di tamponi a cui si sottopoorrà la rosa ligure ma anche il Napoli, avversario del Grifone domenica scorsa, è chiamata a prendere un'importante decisione.

Coronavirus, il caso Genoa getta ombre sulla credibilità del Protocollo

Partiamo dalla necessità impellente del momento: il match tra Genoa e Torino che dovrebbe disputarsi sabato alle 18 a Marassi. Come riferisce stamane La Gazzetta dello Sport, la Lega, contrariamente alle prime indiscrezioni, sarebbe orientata a far disputare il match. Nel vuoto regolamentare sull'argomento - che invece è disciplinato dall'UEFA, secondo la quale bastano 13 giocatori "sani", tra cui un portiere, per andare in campo, ndr - si starebbe scegliendo la strada della continuità. Niente stop, dunque. Sull'argomento è intervenuto già il Ministro dello Sport Spadafora. Il quale ha lasciato la gestione dello spinoso caso ai club (leggi qui l'articolo completo). Ma la polemica, anche in sede di stampa politica, è scoppiata ferocemente.

Coronavirus, sul nodo tamponi è guerra tra i virologi

In generale, continua la Rosea, gli scienziati si stanno mostrando critici sulle tempistiche per accertare i positivi nello sport. Sarebbe infatti troppo breve il lasso di tempo che intercorre tra il giro di tamponi effettuato sui giocatori negativi in vista di un via libera per la partita successiva, e la conseguente decisione di non ritenerli potenzialmente infetti. L'opinione che i test anti-Covid possano essere ritenuti attendibili solo dopo 72 ore metterebbe in discussione tutto l'impianto sul quale si è bastao il Protocollo stesso. Che probabilmente finora ha retto alla prova della realtà solamente per la relativa scarsezza dei casi. Il focolaio Genoa però ha messo tutti sugli attenti, scatenando le diverse teorie in merito. Ecco una carrellata sul parere degli esperti.

La gestione del Protocollo applicato al calcio: le differenti teorie dei virologi

"La quarantena si basa su un principio scientifico, e invece nel caso del protocollo sono prevalse le ragioni economiche. E ogni volta in cui le ragioni economiche hanno prevalso su tutto il resto, vedi Bergamo e Alzano Lombardo, si è sbagliato". Questo il parere di Andrea Crisanti, lo scienziato padre del modello veneto di gestione del virus nella regione di appartenenza. Paolo Zeppilli, della Commissione Medica della FIGC, la pensa invece diversamente. "Le positività sono state riscontrate e monitorate in stretta sinergia con la Asl locale, Il Protocollo ha già dimostrato la sua efficacia, l’attenzione è massima, così come dall’inizio della ripresa dell’attività durante il lockdown", ha dichiarato il Professore. Per finire, le parole dell'infettivologo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova. Secondo il quale "Quello che sta accadendo al Genoa potrebbe rappresentare la Waterloo dei tamponi". Allinenadosi così di fatto al coro di critiche sulla validità del Protocollo applicato al calcio.

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