CHIVU ESPOSITO GIOCATE - Cristian Chivu, durante una diretta Instagram con Performance Training Studio, lusinga Sebastiano Esposito e spiega quale sia il ruolo dell'allenatore
Cristian Chivu, oggi allenatore delle giovanili dell'Inter, durante una chiacchierata con Performance Training Studio, ricorda come sia diventato professionista: "Fino a 14 anni giocavo da punta, poi negli anni ho cambiato diversi ruoli. In questo modo allenavo il cervello, sono situazioni diverse da ruolo a ruolo. All'Ajax, poi, ti insegnano sempre calcio a prescindere dal ruolo in cui giochi. Anche se sei terzino, ti impongono allenamenti anche da prima punta. Queste cose ti permettono di migliorarti senza importi cose già pensate. Il calcio non si gioca senza testa, non si può guardare solo la palla. Per me risultava facile giocarla su Wesley Sneijder, conoscevo i suoi movimenti e lui conosceva le mie qualità. Ci fidavamo reciprocamente dell’altro".
Il rumeno, uno degli eroi del Triplete, spiega anche la differenza mentale tra essere calciatore e allenatore: "Da mister cambia la prospettiva, sei responsabile di 22-23 ragazzi. Noi allenatori abbiamo l'obbligo di farli crescere come calciatori ma anche e soprattutto come persone. Parlo di molte cose che non c'entrano nulla col calcio prima degli allenamenti perché abbiamo l'obbligo di trasmettere loro la realtà della vita, poi l'obiettivo è consentire loro di raggiungere loro un certo livello. Molti sognano la Serie A, anche se in pochi ci riusciranno. Ma questo non vuol dire che non possano apprendere gli insegnamenti della vita: l'obiettivo è insegnare loro a diventare uomini e aiutarli a ragionare su cosa vogliono fare da grandi. Penso che stiamo facendo un grande lavoro, se riesci ad abbinare passione e la volontà di migliorare è meglio".
L'ex difensore nerazzurro infine elogia il gioiellino dell'Inter Sebastino Esposito: "E' giovane ed ha tanto da imparare, anche se ha la possibilità di farlo in una squadra di professionisti di altissimo livello. Così può capire quali sono le richieste. Poi, senza umiltà e sacrificio il talento non basta per fare una grande carriera. Mi sarebbe piaciuto incontrarlo: le giocate le ha, non a caso è già nell’Inter dei grandi. Abbiamo fatto anche un allenamento insieme, penso fosse di posizione. Forse in partita lo avrei menato, perché i difensori per far vedere la loro cattiveria agli attaccanti danno di tutto nei primi 10 minuti".