INTER CHIVU CONFERENZA STAMPA - L'allenatore dell'Inter Cristian Chivu ha parlato in conferenza stampa, dopo l'inizio del ritiro in vista della stagione ormai alle porte.
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"Si riparte con spirito giusto per rimanere una squadra competitiva, l'obiettivo di tutti noi. Le aspettative sono le stesse, di essere competitivi e dare identità, mantenere la lealtà e la passione, per arrivare al raggiungimento degli obiettivi".
Sul gruppo: "La testimonianza di ciò che questo gruppo ha fatto negli ultimi anni è il risultato di ciò che si è ottenuto in questo periodo. Una squadra vincente è quella che arriva a vincere titoli, a lottare per vincerli, che arriva due volte in finale di Champions League e una in finale di Europa League. La testimonianza è di un gruppo solido, forte, consapevole di quello che ha e di quello che può dare".
Sul sistema di gioco: "Sono solo numeri, rimangono come tali. Sono i principi quelli che contano. La nostra intenzione è di essere aggressivi, verticali e mantenere un certo equilibrio, ottenendo i risultati secondo quelli che sono i momenti di una partita e i momenti di una stagione".
Come ripartire dopo la finale di Monaco: "Noi non guardiamo al passato, non vogliamo prenderci nessuna rivincita. Guardiamo al presente e a quello che vogliamo costruire per il futuro. Abbiamo ereditato una situazione dove con alti e bassi questa società è rimasta ai vertici, e abbiamo l'obbligo di mantenerla. A prescindere da quello che si riesce o non si riesce a ottenere, in riferimento a titoli vinti o non vinti. Faremo del nostro meglio, daremo il nostro massimo per raggiungere gli obiettivi. Ovvio che a parole è tutto semplice ma con i fatti diventa più difficile. Questa squadra ha dimostrato nel tempo che è unita, ha voglia di incidere e rimanere ai vertici del calcio italiano, europeo e mondiale".
Cosa chiederà alla squadra: "Pretendo e chiedo rispetto per i compagni e per sé stessi, per la società per la quale si gioca. Parte tutto da quello, dall'integrità e dalla voglia di superare tutto, anche i momenti di fatica, che non sono semplici da gestire. Una volta imparato quello, bisogna superare anche le atrocità. Solo così si può andare avanti e si può lottare per qualcosa di importante. Quello che è accaduto anche con noi all'epoca (nel 2010, ndr). Bisogna saper gestire, accettare e saper reagire".
Lo slogan dell'Inter: "Non vogliamo copiare nessuno, non abbiamo l'obbligo di lanciare slogan. Vogliamo tornare a essere competitivi".
Sulla duttilità: "È un'Inter che vuole essere un po' più ibrida, imprevedibile. C'è tanto lavoro da fare ma le basi ci sono. La squadra sa fare determinate cose, e in determinati momenti sa adattarsi a quella che è una partita di calcio".
La gestione dopo lo sfogo di Lautaro: "È stata una discussione su cose successe, non dette. Fanno parte di uno spogliatoio, un gruppo maturo, che ha tanta voglia di vincere, e ha bisogno ogni tanto di qualche chiarezza".
Le scorie della finale di Champions: "Siamo un gruppo di adulti, maturo, con una certa personalità, e una certa esperienza, che sa gestire determinati momenti, che sa accettare a volte le critiche, o situazioni che non sono comode a livello mentale, sia a livello individuale che collettivo. Le aspettative su questa squadra erano altissime a maggio, purtroppo le cose non sono andate come tutti si aspettavano, ovvio che a livello mentale qualcosa subisci. C'è stata tanta voglia di ottenere qualcosa di importante. Il bello del calcio è che si riparte dalla partita successiva, dalla stagione successiva, anche se a volte bisogna accettare ciò che si dice in giro. Bisogna usarle come fonte di motivazione per la prossima stagione, che ti fa poi lavorare un po' di più, accettare determinate situazioni in alcuni momenti, e avere più ambizione e consistenza in determinati momenti".
Cosa è piaciuto della squadra e cosa no: "Mi è piaciuto il fatto che con poche energie e tanta amarezza, ho visto una squadra che ha cercato di fare il massimo per ottenere risultati importanti. Avevamo capito subito che le aspettative sono sempre alte, bisogna sempre cercare di fare del nostro meglio. Nonostante le tre settimane chiusi in albergo, i cambiamenti climatici, ho visto sempre un gruppo desideroso di fare bene e di dare il massimo di ciò che in quel momento avevano".
Su cosa serve ancora: "Siamo sempre in contatto con la società per stabilire le strategie di questo mercato, di quello che vorremmo ci fosse in questa squadra. Condividiamo le stesse idee, sicuramente siamo sempre aperti a delle opportunità che possono arrivare. Manca ancora un mese".
Sul percorso: "Fa parte della vita, non solo del calcio. Allo stesso tempo siamo consapevoli di ciò che l'Inter rappresenta, di quali sono le aspettative. Le cose sono semplici: si può vincere subito o no. In entrambe le situazioni si deve accettare che si tratta sempre di un percorso. Bisogna accettare il fatto che in questi anni la squadra è stata ai vertici del calcio italiano e non solo, e abbiamo l'ambizione di mantenerla lì. Poi a volte ci riesci e a volte no".
Su Leoni e Esposito: "A livello umano sono tanta roba. Saranno il futuro del calcio italiano, ve li godrete a lungo, per molti anni rappresenteranno la Nazionale italiana".
Cosa gli piace del ruolo: "Mi piace la responsabilità che mi è stata data. Nella mia vita le ho sempre prese e accettate, cercando di dare il meglio di me stesso per raggiungere i miei obiettivi personali. È una bella sfida. Tornare in una società che mi ha dato tanto ancora di più. Farò del mio meglio per essere all'altezza, e dare qualcosa e far tornare qualcosa alla società che mi ha dato molto. Sono le mie ambizioni: nel mio cuore l'Inter c'è stata, c'è e ci sarà sempre. Cercherò di dare anch'io qualcosa a questa società".
Sugli atteggiamenti: "Da allenatore e da ex giocatore penso che la differenza la fanno i giocatori, è la cosa più importante. L'allenatore trasmette un'idea, ma conta cosa danno i giocatori in campo. Non ho mai visto un allenatore bravo senza dei giocatori forti".
Su Calhanoglu: "Il centrocampo è numeroso, abbiamo tanti giocatori, anche molto bravi e forti. Bisogna vedere strada facendo. In alcune partite saranno in 3, in altre partite saranno in 2. I nomi li sceglieremo in base alle loro prestazioni durante la settimana, in base anche all'avversario. Calhanoglu? Sono contento che è tornato sano, che ha lavorato molto in questa estate. Ha tanta voglia di rifarsi. In America era tanto deluso di non poter dare una mano alla squadra. Le aspettative sue e nostre erano di averlo per la seconda partita, così non è stato. Ha lavorato sodo in queste tre settimane, e l'ho visto oggi nell'allenamento molto bene".
Sul numero di attaccanti: "Non ho mai detto che giocherò con tre punte. Ho parlato solo di centrocampo. Quando mi riferisco ai numeri, e sono solo numeri, la base della squadra è stata 3-5-2, ma poi in molte partite la costruzione l'ha fatta a 4, in base a come vengono a prenderti, a dove vuoi andare a far male, in determinate situazioni. Nel calcio di oggi l'occupazione del campo è sempre in base a ciò che l'avversario ti concede: il 3-5-2 può diventare 3-2-5, 4-2-4, 4-4-2... Sono sempre cose che hanno poco a che fare con la dinamicità di una partita. Bisogna sapere interpretare cose, essere aggressivi, destabilizzare e attaccare la linea, saltare l'uomo. Sono cose importanti nel calcio, vincere i duelli; chi vince i duelli vince le partite. Ci concentriamo su ciò che prepariamo, per dare un'identità da subito e non essere impreparati durante la stagione. Alleneremo più moduli, per essere pronti a cambiare sia dall'inizio che a partita in corso".
Come fare la differenza: "Inciderò con buon senso, con cattiveria, con sorriso, essere al meglio preparato per trasmettere ai giocatori quello che sarà il prossimo avversario. Cercherò di capirli, di parlargli. Spesso pretendiamo da loro cose che ci fanno dimenticare che si ha a che fare con persone, uomini che possono avere problemi. Bisogna capire quelle che sono le loro problematiche e come fare per sistemarle. Credo molto nella comunicazione, in cosa una persona può dare a un'altra. Mi piace questo modo di lavorare e vivere. La comunicazione è importante: non a caso ho fatto 6 anni di settore giovanile, non mi sentivo pronto, ho preferito abituarmi a essere empatico e capire bene cosa vuol dire esserlo. Ho avuto la possibilità di lavorare con ragazzi più maturi nei tre mesi di Parma. Ora ho a che fare con ragazzi con cui ho anche lavorato in passato. Mi fa piacere di aver trovato grandi campioni: questa squadra e questi giocatori li ho sempre stimati".
I messaggi degli ex compagni: "Ne ho ricevuti, mi ha fatto piacere, da parte di ex compagni e non solo. Mi stanno vicino, sono contenti e felici per me, come lo sono io per quello che loro stanno facendo. Ci sosteniamo a vicenda. Abbiamo un bel rapporto tutt'ora".
Sull'essere non favoriti: "So solo una via: lavorare, dare il massimo e capire la cultura del lavoro, le difficoltà di una stagione. Poi raccogli quello che semini. Non credo sia giusto parlare di favoriti. Poi in campionato quando si inizia una nuova stagione, le squadre che ambiscono a vincere un campionato sono sempre le stesse, a parole. Ma quello che conta sono i fatti, e per arrivare al dunque bisogna pedalare tanto".