INTER MAROTTA - Giuseppe Marotta durante la presentazione del libro di Beppe Severgnini al Castello Sforzesco di Milano. Tra le varie tematiche toccate dal presidente dell'Inter, anche la questione stadio.
“Dobbiamo ancora toglierci degli sfizi: Istanbul insegna…".
“Il sindaco sta lavorando bene, sono molto fiducioso, ci stiamo avvicinando a un epilogo velocemente. Secondo me è normale, parlando di senso di appartenenza, che una squadra abbia uno stadio. Perché è un po' una seconda casa, dove devi vivere e consumare la tua passione che si esplica non solo in partita ma con una vita che deve continuare tutta la settimana. E dove magari spaziare sotto altri punti di vista come quello culturale, immaginate farla allo stadio una serata così. Il calcio è un fenomeno di aggregazione, dopo la religione dicono ci sia il calcio".
"L'esigenza c'è, secondo me è la burocrazia italiana che rallenta ogni iniziativa e fa sì che gli investitori scappino. È successo in tantissime citta, ero a Venezia nel 1997 quando Maurizio Zamparini comprò a Tessera un terreno, sono passati 30 anni ed è ancora lì. Lo stadio andrebbe collocato all'interno del Ministero delle Infrastrutture: serve un investimento di almeno un miliardo, ma è un fenomeno di carattere nazionale per gli effetti che produce. Questo eliminerebbe tanti step inutili. Oggi c'è la volontà di Inter e Milan di costruire uno stadio, le ultime convergenze vanno verso San Siro. L'importante è superare queste difficoltà burocratiche".
“Quando sento dei dirigenti dire 'Lottiamo per arrivare nei primi 4', dico 'No! Lottiamo per vincere'. L’asticella deve essere sempre alta: se io miro a prendere calciatori importantissimi e poi non riesco, non è che sono scarso. Probabilmente non c’erano le condizioni per concludere, ma il tentativo va fatto. Oggi siamo in Champions, e allora perché non lottare per vincerla? Perché non lottare anche in campionato? Poi dipende dagli avversari e anche da noi, ma non dobbiamo avere paura e mi sembra scontato”.