ZENGA INTER INTERVISTA - L'ex calciatore dell'Inter Walter Zenga, in un'intervista nel corso della Milano Football Week ai media presenti, tra cui anche Nerazzurrisiamonoi.it, ha parlato anche del valore dei suoi compagni ai tempi nerazzurri, focalizzandosi sul compianto Andy Brehme.
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"Andy era l'equilibratore. Non eravamo amici fuori dal campo, ci frequentavamo poco, ma quando arrivavamo ad Appiano Gentile eravamo un gruppo vero. C'erano altri giocatori come Bianchi e Matteoli che erano anime buone (ride, ndr)... La fortuna e la sfortuna era l'assenza dei social".
"Io sono convinto che ognuno ha la sua epoca, sono cose che non si possono paragonare, sono momenti e tempi diversi. Se torni nel passato non ritrovi più le stesse persone, che cambiano, evolvono. Ognuno ha il diritto di vivere la sua epoca".
"Da fuori siamo sempre abituati a giudicare 'Vinci: sei bravo. Perdi: sei nessuno'. In un percorso di 12 mesi è inevitabile ci siano alti e bassi, è normalissimo anche perdere una partita ed essere eliminati da una competizione. Ma ciò che conta è la continuità".
"Tutti guardano una determinata cosa dell'allenatore. Ma il suo ruolo è quello più difficile nel calcio: deve gestire i giocatori, il reparto medico, chi lavora nel club. Deve avere una buona relazione col club stesso, essere un buon comunicatore. Questa è la difficoltà di un allenatore di oggi, soprattutto con la presenza dei social; può esserci una virgola che cambia un intero discorso. Ai miei tempi l'allenamento era il momento più bello, altro che più difficile...".
"È stato un crescendo. Se vinci i tifosi sono contenti, ma vogliono vedere l'impegno, la passione, l'entusiasmo. A quel punto i tifosi diventano parte integrante di te. Se vedono che molli da qualche parte non ti seguono più. Questo è stato il merito dei giocatori, del club e dell'allenatore in primis".