ZANETTI INTER - Javier Zanetti, semplicemente LA storia dell'Inter, è intervenuto in una diretta Instagram parlando a tutto campo della sua carriera e anche del presente. Ecco le sue parole.
"Rimasi sorpreso in quel momento: dopo due campionati al Banfield arrivò l’Inter. Un cambio grandissimo. Nella mia testa sapevo di giocare in una buona squadra in Argentina e che dovevo fare il salto in Europa: fu molto bello, in quel momento però dovevo essere preparato. Fu una grande opportunità, ma avevo delle responsabilità: giocare in una squadra come l’Inter e nel campionato italiano… L’Inter aveva comprato Ince, Roberto Carlos… Mi dissi: vado e mi gioco le mie carte. Dal primo momento in Italia sentii che l’Inter era una società con storia e con i miei stessi valori. L’Inter è famiglia: è la prima sensazione che provi. Per uno straniero arrivare in un paese straniero è complicato: ma io ho fatto la mia carriera e ho cambiato le mie abitudini. Sono cresciuto con una grande cultura del lavoro: poi sono diventato Capitano...".
"Io non ho mai cambiato la mia essenza con la fascia e i miei compagni mi hanno rispettato per questo. Io ho voluto sempre essere un esempio coi miei comportamenti: sono sempre stato lo stesso. E’ stato un onore e avere il rispetto di tutti mi ha aiutato molto. Anche i brasiliani si sono comportati bene e hanno aiutato l’Inter a vincere titoli: i calciatori sudamericani piacciono molto. Il Sudamerica è molto presente nell’Inter: è internazionale, tutti sono i benvenuti".
"E’ stata fantastica. Due giorni fa sono stati sei anni: è stata una grandissima emozione perché tutto lo stadio è venuto a salutarmi. Vedere i bambini col 4 sul viso, tante famiglie che non volevano perdersela mi ha fatto passare in testa tutti gli anni all’Inter. Avrei voluto abbracciare tutti. Fuori dalla stadio la gente mi aspettava: porterò quel momento nel cuore. Il legame con l’interista sarà sempre forte per me: è stato così dall’inizio. C’è stata subito sintonia tra noi molto forte: per quello ho deciso sempre di restare".
"Quando l’Inter mi disse che sarei diventato vicepresidente, ho sentito la responsabilità e che avrei dovuto prepararmi. Uno non può pretendere di essere bravo solo per quello che ha fatto in campo. Cominciò una nuova tappa, ma da zero: mi iscrissi alla Bocconi per studiare Finanza e Marketing. Io sono il vicepresidente della parte sportiva: non volevo essere una figurina. Un club come l’Inter deve valorizzare il brand a livello internazionale e non solo quella parte: vanno fatti progetti sociali, di marketing, di relazioni internazionali. Io voglio lavorare di squadra: quando proponiamo un progetto, formiamo la squadra con chi è utile per aiutare".