SERIE A SCONCERTI -Il giornalista Mario Sconcerti, attraverso un’intervista rilasciata a Calciomercato.com, si è espresso sulla decisione collegiale assunta ieri dalla Lega Serie A, che ha deciso per il blocco degli emolumenti a calciatori, allenatori e tesserati come espresso col seguente comunicato.
"Taglio stipendi? Una cosa sarebbe fare beneficenza e dire: siamo una categoria ricca e protetta e parte del nostro stipendio lo giriamo a chi ne ha bisogno. Ma non è così. Sono i giocatori a ‘prestare’ soldi alle società. E’ un po’ strano, no? Ma è una svolta. Mi spiego: le società dicono noi non abbiamo i soldi quindi ve ne diamo meno. Ok. E’ la fine della bolla del calcio. Non del calcio in sé, ma la fine dell’irrealtà del calcio. Il calcio finora ha vissuto una vita finta, ora gli si chiede di tornare alla vita reale, complici anche le società che un po’ stanno cavalcando questa emergenza per abbassare gli stipendi".
"Ai giocatori va chiesto se se la sentono di fare visite continue, come è facile immaginare giocando il campionato in 50 giorni, con una partita ogni 3 giorni; va chiesto se se la sentono di vivere in alberghi isolati. Va chiesto di essere sottoposti a continui tamponi, ma non solo loro, parliamo di 50-60 persone, quelle che muove ogni club quando c’è una partita, dai medici ai magazzinieri. Forse è anche il caso di sentire la gente. A fronte di un’operazione di mercato grossa come questa, bisogna sentire anche il cliente e chiedergli: ma voi uno spettacolo di questo genere, vi piace, lo guardate? Credo che un campionato usato o impaurisce oppure alla maggior parte delle squadre non interessa. Ripartire per vedere un calcio contraffatto: ne vale la pena? Io personalmente dico di no, preferirei pensare a un inizio vero, nuovo, diverso. Io di calcio ci vivo, la rinuncia mi costa; ma se il calcio è divertimento allora si deve ricominciare quando si può – quando tutti staranno bene – e solo allora sarà calcio vero".